Protesta Greenpeace al Gran Premio del Belgio: "Salviamo l'Artico" [FOTO]

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Ambientalisti del movimento Greenpeace in azione durante l’ultimo Gran Premio di automobilismo: nel circuito di Spa in Belgio, che ha visto trionfare la Red Bull di Sebastian Vettel, è andata infatti in scena una pacifica protesta contro il principale sponsor della manifestazione automobilistica, ovvero la compagnia petrolifera Shell, e a favore della tutela e la salvaguardia dell’Artico. Una protesta che non è passata inosservata agli spettatori presenti nel circuito e che hanno seguito la gara dai televisori di casa.

L’immagine di un orso polare con i colori della compagnia anglo-olandese è infatti apparsa su uno striscione srotolato sugli spalti del rettilineo di Spa, con accanto la scritta ‘Artic oil? Shell no!‘, che ha campeggiato durante tutta la gara ed anche nel corso della cerimonia di chiusura, con i vincitori sul podio e le brevi interviste di rito. Non è mancata anche una ‘esibizione dall’alto’ con un paracadutista che si è calato con analogo logo e la scritta Greenpeace in bella evidenza: tutto per protestare contro la Shell, accusata dal movimento ambientalista di sfruttare le zone artiche per estrarre petrolio, a tutto danno dell’habitat e dell’ecosistema. Nonostante il tentativo di oscurare la protesta da parte della regia internazionale dell’evento sportivo, la faccenda ha avuto un deciso riscontro sui media.
Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, al termine della gara ha spiegato con un lungo comunicato i motivi che hanno spinto gli attivisti belgi a scalare la tribuna centrale della pista vallona per protestare contro la Shell: ‘Ho un profondo rispetto per la tecnologia, lo spirito di competizione e l’innovazione che sono il cuore del Gran Premio di Formula 1. Ma quello che proprio non merita il mio rispetto è quello che lo sponsor principale di questo evento, la Shell, sta facendo nell’Artico. Mentre la compagnia si sta lanciando a folle velocità in curva con freni difettosi, tutti noi stiamo prendendo parte ad una corsa diversa: quella per proteggere l’Artico da una fuoriuscita di petrolio che devasterebbe il suo fragile ecosistema e avrebbe effetti catastrofici. Ogni forma di vita sulla Terra ha bisogno della calotta polare per mantenere stabile il clima. Per questo nell’ultimo anno quasi quattro milioni di persone da ogni parte del mondo si sono unite al movimento per salvare l’Artico e per fermare Shell‘. Al momento nessuna replica da parte della Shell è stata fatta pervenire ai media circa le accuse mosse da Greenpeace, associazione da sempre in prima linea per difendere la Terra dalle speculazioni economiche e finanziarie senza scrupoli.