La ricerca arriva dal IIT di Milano. La prima batteria edibile al mondo ha tutte le componenti che fanno parte di cibi che si trovano in tavola
Ovviamente sono subito piovuti i commenti inutili sul web. Purtroppo i social in particolare danno la stura ad osservazioni senza riflessioni pregresse. Quando è uscita la notizia della batteria commestibili i primi commenti sono stati: “Perché dovrei mangiare una batteria?” E questo è il classico approccio di prima mano, senza riflessione e con totale assenza di una visione complessiva delle cose. Se una batteria è edibile, può anche essere degradabile, dal corpo umano e dai processi naturali.
E questo rappresenta un vantaggio non da poco. Come si sa si sta cercando in tutti i modi di affrancarsi dal trasporto con emissioni di anidride carbonica, incentivando le auto elettriche. Purtroppo il rischio è di ritrovarsi con un’enorme quantità di batterie da smaltire che in ogni modo inquinerebbero.
Batteria edibile, come è composta
La batteria edibile ha un funzionamento messo a punto dai ricercatori del IIT di Milano sfruttando le proprietà collaterali di alcuni cibi. Come la capacità di conduzione, di agglomerazione etc. L’elettrodo che ha potenziale maggiore nella batteria, il cosiddetto anodo, è composto da riboflavina, comunemente nota come vitamina B2. Mentre l’elettrodo a potenziale minore, il catodo, è formato dalle quercitina, sostanza contenuta in mandorle e capperi. Per aumentare la potenza è stato utilizzato il carbone attivo, già presente come additivo nei farmaci da banco. L’elettrolita è a base di acqua ed il separatore è composto di alghe nori, le alghe note per fare il sushi. L’incapsulamento degli elettrodi è composto di cera d’api, da cui escono contatti in oro alimentare, fatto di foglie di oro edibili, simili a quelle utilizzate in pasticceria per le decorazioni.
Il contributo della ricerca
Oltre a poter rendere biodegradabile una qualunque batteria, il pregio della ricerca è anche nel contollo degli alimenti, che secondo i ricercatori potrebbe essere messo a punto da robot che poi potrebbero essere consumati a fine vita, così da non inquinare. L’applicazione prevista è anche la diagnostica della salute attraverso strumentazioni alimentate a batteria edibile.