Acqua contaminata, chiusi in Italia parchi e piscine: ecco dove

Il lavoro svolto dai Nas ha portato alla chiusura di alcune piscine e parchi acquatici in Italia a causa delle acque contaminate

Chiusura piscine e parchi acquatici
Parco acquatico (Foto Adobe)

L’estate è momento di svago e divertimento soprattutto con la famiglia ed amici. Si cercano i posti più indicati per le proprie esigenze e passare così, momenti sì rilassanti ma anche pieni di intrattenimento di vario genere. Oltre alla spiaggia, alla montagna o ai parchi, anche le piscine e parchi acquatici sono tra le mete preferite.

Poter passare una giornata combattendo il caldo ma unire anche sano divertimento è ciò che rende parchi acquatici e piscine tra i luoghi più frequentati. Al loro interno si possono trovare attrazioni di vario tipo, bar, ristoranti e anche momenti di ballo o giochi con gli animatori. Un pacchetto completo che però purtroppo ha visto una brusca frenata per alcuni di loro, in quanto a seguito dei controlli dei Nas, gravi e molteplici irregolarità sono state trovate, portando anche alla chiusura per alcune attività.

Chiusura piscine e parchi acquatici in Italia

Chiusua piscine e parchi acquatici Italia
Scivoli parco acquatico (Foto Adobe)

Tra il mese di luglio e quello di agosto 2022, i Carabinieri dei Nas hanno effettuato diversi controlli presso piscine e parchi acquatici su tutto il territorio italiano, per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini. Ben 288 strutture sono state quelle soggette a controlli, delle quali il 28% è risultata irregolare, ognuna con un grado di gravità diverso dalle altre.

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Quelle che non hanno superato affatto i test e che sono state successivamente chiuse sono 4 strutture in provincia di Latina, Viterbo e Messina nelle quali è stato rinvenuto un alto livello di batteri fecali e cariche batteriche all’interno delle acque. L’elevata pericolosità che questi rappresentano hanno fatto si portare alla decisione da parte dei Carabinieri dei Nas di chiudere le strutture. Anche 3 piscine a Reggio Calabria, Bari e Napoli sono state chiuse perché abusive e 3 centri per carenze strutturali e autorizzative.

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Sono stati sequestrati in totale alimenti per oltre 250kg dei quali non poteva essere tracciabile la loro provenienza o scaduti, riscontrate anche carenze strutturali e igieniche nei luoghi predisposti per i pasti, ma anche noncuranza delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e delle misure anti Covid19, come nessuna sanificazione o pulizia regolare. Nel complesso sono state effettuate, per un totale che supera i 40.000 euro, 108 sanzioni sia amministrative che penali.