La legge consente permessi lavorativi per curare animali domestici?

La cura degli animali domestici è un dovere, perseguibile per legge, ma il diritto dei lavoratori non va pari passo. È possibile chiedere permessi?

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Animali domestici cura (Foto Pixabay)

Gli animali domestici sono parte integrante della famiglia. E non, come dicono in molti, anche nelle alte sfere, perché sono dei surrogati dei figli. Semplicemente perché vivono, mangiano, dormono nello stesso spazio domestico delle persone. E le persone che tengono con sé un animale domestico sono obbligate alla sua cura. Difatti è vietato per legge abbandonare un animale, maltrattarlo o infliggergli sofferenze. Con pene che sulla carta sono tutt’altro che blande. Solo che la questione non è mai stata osservata in un’ottica più complessa. L’animale domestico, cane, gatto o altro è completamente dipendente dall’essere umano per cibo e cure.

Di conseguenza la cura è una responsabilità a cui la persona non può – e spesso non vuole – sottrarsi. Ma esiste per legge un diritto che consenta al lavoratore di assentarsi in maniera retribuita dal posto di lavoro per motivi di salute dell’animale domestico? Ad esempio se deve fare un intervento o se sta molto male. Si ricorda che procurare sofferenza ad animali è vietato per legge.

Animali domestici, si può chiedere un permesso per curarli?

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Animali domestici cura (Foto Pixabay)

La legge mette gli obblighi ma spesso dimentica i diritti annessi. Al momento in Italia non esiste una legge specifica che consenta di ottenere permessi retribuiti per occuparsi dell’animale domestico. Ovviamente in situazioni eccezionali. Attualmente, si possono richiedere solo in caso di:

  • lutto o malattia di un familiare o del coniuge;
  • esami e concorsi: questi permessi valgono per 8 giorni e non sono cumulabili;
  • matrimonio: di circa 15 giorni;
  • allattamento: validi per tutto il primo anno di vita del bambino e godibili anche dal padre, se non usufruiti dalla madre;
  • nel caso di monogenitore per la cura del figlio.

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Di conseguenza chi ha problemi con la salute dell’animale domestico o chiede un favore a qualche amico, o chiede un permesso non retribuito. Le scelte non sono così varie. Ma la questione è stata posta all’attenzione del legislatore in un noto caso che ha coinvolto una donna dipendente di un ateneo. Aveva chiesto un permesso di due giorni per assistere il proprio cane durante un’operazione chirurgica. Il permesso le è stato rifiutato. A quel punto la donna si è rivolta alla LAV – Lega Antivivisezione. Tramite l’assistenza legale dell’associazione è riuscita ad ottenere la retribuzione per i due giorni di assenza.

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La giurisprudenza ha un peso anche nel sistema giuridico italiano, anche se non tanto quanto in quello anglosassone. Quindi esiste un precedente in cui è stato accordato un permesso retribuito dal lavoro per assistere il proprio animale domestico. Fino a che il legislatore non si occuperà della questione a monte, ci si può appellare a precedenti sentenze, come questa appena raccontata, e chiedere che venga riconosciuto un diritto non ancora legiferato.