Continua la caccia illegale alle tartarughe marine: i motivi

Caccia illegale alle tartarughe marine, i numeri impressionanti di una pratica crudele che prosegue nei mari di tutto il mondo

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Tartaruga marina (Foto Adobe)

Uno studio della Arizona State University calcola valuta in più di un milione di tartarughe marine cacciate nell’ultimo trentennio. Nonostante vi siano leggi e divieti a protezione di questi animali. Gli studiosi hanno stimato in circa 44 mila gli esemplari uccisi nel decennio tra il 2011 e il 2021 in almeno 65 paesi sparsi nel mondo. Una vera mattanza illegale che purtroppo è un calcolo al ribasso.

In considerazione infatti della difficoltà di individuare cifre sicure per la portata globale di questa attività criminale. I ricercatori per raggiungere un dato attendibile hanno comparato più di 200 studi scientifici su questo tema, compresi analisi delle organizzazioni per la conservazione della fauna selvatica e ricerche indipendenti, con i dati relativi alla vendita sul mercato nero di questi animali.

Quali sono le cause della caccia alle tartarughe marine

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Tartaruga marina (Foto Adobe)

Le cause della richiesta di questi rettili sul mercato nero sono diversi. Il largo uso in cucina della carne delle tartarughe e l’utilizzo del carapace  come materia prima per fabbricare monili e preziosi molto ricercati. Senza dimenticare che l’esoscheletro tritato e lavorato rappresenta ancora la base di numerose preparazioni curative della medicina tradizionale orientale.

Si crea così un affare di migliaia di dollari per ogni tartaruga marina catturata e uccisa, nonostante le severe regolamentazioni al riguardo. I Paesi del Sud Est asiatico e il Madagascar appaiono le aree di caccia più intense. Mentre i mercati dove più è ricercato questo prodotto sono quelli cinese e giapponese con funzioni di intermediazione con i Paesi occidentali.

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Mentre il Vietman è il mercato primario per le tartarughe e i prodotti della loro caccia. I Paesi delle aeree interessate alla cattura più massiccia non appaiono al momento intenzionati a limitare la cattura di questi animali per il grande giro d’affari che produce. Attività che  risponde alla domanda molto forte che proviene dalle nazioni più ricche di Asia, America ed Europa, malgrado la sensibilità di parte dell’opinione pubblica alla questione.

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D’altra parte che vi sia una crescente sensibilità verso la situazione dell’ambiente marino e la sua fauna è testimoniata dalla diminuzione della portata del fenomeno negli ultimi anni, come evidenziato dalla ricerca statunitense. L’applicazione di regole più severe e la maggiore responsabilità ecologica nell’opinione pubblica e nei comportamenti individuali hanno consentito una riduzione del 28 per cento della caccia alla tartarughe negli ultimi 10 anni. Una buona notizia per il mare e per chi lo ama.