“Stop ai canili lager”: Cave Canem lancia campagna per salvaguardare i randagi

La gestione dei cani randagi è affidata ai Comuni, che spesso appaltano a canili lager il mantenimento degli animali, con un ovvio trattamento inadeguato

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Canili lager (Foto Adobe)

La petizione è stata lanciata da Cave Canem, la fondazione che ha acceso i riflettori su una questione legale insidiosa. Per legge, sono i Comuni italiani a doversi far onere dei cani accalappiati nel loro territorio. Spesso non sono presenti strutture pubbliche di accoglienza. Di conseguenza l’amministrazione può lanciare un bando per l’affidamento e la gestione dei cani senza famiglia. Il problema è che l’affidamento viene eseguito sulla base del criterio nel miglior offerente. È chiaro che se il prezzo è al ribasso, anche il trattamento dei cani sarà meno confortevole. Si parla di veri e propri canili lager.

Gli animali vengono tenuti in gabbia senza mai uscire, e sono gestiti da personale non preparato, nutriti con cibo di scarsa qualità e che ricevono cure veterinarie inadeguate. Questa denuncia avviene su basi concrete, particolarmente incentrate nei Comuni dove il costo al ribasso diventa la discriminante per l’affidamento della cura dei cani. Una vera e propria asta, giocata sulla pelle degli animali. E questo non è accettabile quando si tratta di esseri senzienti.

Cave canem, la petizione per risollevare le sorti dei canili lager

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Canili lager (Foto Adobe)

La fondazione Cave Canem ha lanciato una petizione online che per il momento ha raccolto oltre 7mila firme. Lo scopo è di cambiare la prassi sull’affidamento dei cani randagi, chiedendo alle amministrazioni locali di privilegiare il miglior rapporto qualità prezzo anziché il costo più basso. Secondo il Ministero della Salute al momento, il bilancio tra cani accalappiati ed adozioni, porta a 66mila esemplari rinchiusi nei canili, che con il passare del tempo e la vecchiaia che incede, avranno ancora meno possibilità di trovare famiglia, ed andranno incontro all’amaro destino di terminare i propri giorni dietro le sbarre.

Fortunatamente esistono anche alcuni Comuni più virtuosi , che sono più attenti alla condizione dei canili. Federica Faiella, vicepresidente di Cave Canem, spiega al Corriere della Sera: “Per questo abbiamo deciso di pubblicizzare le città che ricorrono alle best practices nell’affidamento degli incarichi. Gli esempi positivi non mancano in tutta Italia, da Modena a Roma e Napoli, da Milano a Spoleto e Trani. Abbiamo scritto al presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni per offrire l’aiuto dei nostri professionisti per definire un modello di bando che tenga conto delle esigenze etologiche degli animali. E abbiamo lanciato una petizione online per chiedere ai cittadini di prendere posizione che ha già raccolto più di 7 mila consensi”.

Al momento il Ministero della Salute ha indicato come appropriato un importo di circa 3,5 – 4 euro al giorno per cane, con la possibilità di spendere di meno. Questa gara al ribasso deve terminare. I cani senza famiglia non devono più essere considerati un numero, un bilancio negativo dei fondi comunali.