Smart working e settimana corta: come influisce il lavoro sull’inquinamento. Le soluzioni

Una proposta da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica pone lo smart working e la settimana corta come elementi per favorire la riduzione dell’inquinamento. Ma è fattibile?

lo smart working può essere la soluzione all'inquinamento
Risparmio energetico (foto da Canva) – ecoo.it

Uno degli obiettivi che il nostro Paese deve assolutamente raggiungere nei tempi più rapidi possibili è una riduzione dell’inquinamento passando attraverso una transizione ecologica che permette quindi di avere energia proveniente da sistemi che non hanno più lo stesso devastante impatto di quelli utilizzati finora. Perché questa è una realtà da cui non si può sfuggire in alcun modo.

E a tal proposito risulta molto interessante la proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima che è stata inviata all’Unione Europea da parte del Ministero dell’Ambiente guidato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin. Un documento interessante soprattutto perché, accanto alla promozione delle energie rinnovabili, insieme ad una riduzione delle emissioni, si fa anche menzione dello smart working e della settimana lavorativa corta. Due sistemi che a quanto pare dovrebbero favorire in generale proprio la riduzione delle emissioni dovute ai trasporti andandosi ad affiancare ad un incentivo all’utilizzo del trasporto pubblico.

Smart working e settimana corta per inquinare meno?

Durante il periodo della pandemia abbiamo sperimentato lo smart working, ovvero il lavoro portato avanti senza doversi necessariamente recare in un ufficio che magari si trova a diversi chilometri di distanza dalla propria abitazione. Una scelta che, tanti hanno potuto toccare con mano, permette di avere una organizzazione diversa del tempo se viene praticata nel suo complesso.

la settimana corta e lo smart working per ridurre l'inquinamento
Lavoro da casa (foto da Canva) – ecoo.it

Perché, ed è una distinzione che andrebbe fatta, un conto è parlare di smart working, che nella sua idea generale significa lavorare sia senza doversi recare in ufficio sia negli orari che sono più comodi per il lavoratore legando quindi agli obiettivi e non all’orario effettivamente lavorato lo stipendio, un conto è parlare di lavoro agile ovvero del lavorare semplicemente negli stessi orari d’ufficio ma senza spostarsi da casa. In entrambi i casi si potrebbe trattare effettivamente di un sistema per avere un inquinamento minore? Di certo favorendo il lavoro da casa si ridurrebbero le emissioni dovute agli spostamenti giornalieri obbligatori. Ma ci sarebbero altre questioni da valutare.

L’inquinamento sparisce o si sposta?

smart working per l'ambiente funziona
Risparmio energetico (foto da Canva) – ecoo.it

La prospettiva di potersi svegliare con un po’ più di calma, fare colazione e potersi mettere a lavorare senza dover necessariamente salire in auto e passare un’ora della propria giornata imbottigliati nel traffico è una prospettiva piacevole per chiunque. Soprattutto per quelli che abitano per necessità molto lontani dal proprio luogo di lavoro. Ma se è vero che lo smart working, il lavoro agile, il lavoro da casa possono ridurre questo genere di emissioni c’è anche da tenere presente che comunque il lavoro provocherebbe emissioni, che però si sposterebbero dall’ufficio alla casa del dipendente. Accanto quindi all’idea che ,con il cambiamento del modello di vita e degli stili di vita che abbiamo sperimentato e che tanti vorrebbero continuare a vivere, possiamo lavorare meglio senza per forza raggiungere un ufficio e inquinando in questo percorso, va anche messa un’altra idea: quella dell’efficientamento energetico a prescindere. Perché se un lavoratore può decidere di lavorare da casa ma il riscaldamento, il raffrescamento, l’energia elettrica che utilizza provengono da fonti altamente inquinanti il problema a monte non è stato risolto.