Rendere il luogo di lavoro sostenibile: come funzionano gli impianti HVAC?

La vera sfida di questi anni è quello di trovare un compromesso fra efficienza e sostenibilità. Specialmente medie e grandi imprese dovrebbero porsi il problema di ottimizzare i consumi e aumentare la produttività. La spesa mensile per l’energia elettrica o per il gas naturale può diventare, infatti, molto onerosa se non si adottano contromisure per la gestione dei consumi.

Gli impianti HVAC (o HVAC-R) possono essere la soluzione al problema. HVAC è un acronimo che sta per Heating, Ventilation and Air Conditioning, con la possibilità di aggiungere la gestione della Refrigeration. Si tratta di aspetti fondamentali per il benessere di tutti coloro che occupano luoghi chiusi e per la conservazione dei processi produttivi.

Quali sono i vantaggi degli impianti HVAC?

Come è facile intuire, non si tratta semplicemente di impianti energetici. Gli HVAC combinano intelligenza artificiale a servizi ambientali come riscaldamento e condizionamento. I classici impianti vengono collegati a un vero e proprio “cervello pensante” che, grazie a sensori e a software dedicati, interviene costantemente sul clima degli spazi condivisi. Una piattaforma centralizzata, di conseguenza, riesce ad analizzare consumi, caratteristiche strutturali e potenzialità dell’impianto per garantire confort risparmiando fino al 30% sulla componente energetica.

Con una spesa tutto sommato congrua sarà possibile automatizzare il funzionamento degli impianti, ponendo un primo passo verso la creazione di un sistema di Building Automation (BAS). Ecco, quindi, quali sono gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione delle aziende nell’ambito degli impianti HVAC.

Componente hardware: come adeguare la propria sede aziendale

La tecnologia interagisce con le persone tramite hardware che assolvono a una specifica funzione. Gli impianti HVAC sono composti da dispositivi di uscita, e quindi condotte per l’aerazione, condizionamento e riscaldamento. Nell’ottica di limitare i consumi e gli sprechi, anche l’impianto elettrico e di illuminazione può essere considerato un dispositivo d’uscita.

Fondamentale, poi, la presenza di sensori: strumenti intelligenti che monitorano costantemente le condizioni climatiche dell’edificio, il numero di persone in un singolo spazio e la luce naturalmente presente in ufficio. Dispositivi di uscita e sensori, che dovrebbero adottare un protocollo di risparmio energetico, sono – rispettivamente – la componente esecutiva e valutativa dell’impianto.

Componente software: dove entra in scena la tecnologia

I dati dei sensori vengono scomposti secondo un protocollo di comunicazione con il software centrale, che analizza in ogni momento la situazione attuale e propone azioni per rendere efficiente l’ambiente di lavoro. L’utente finale, grazie ad un’interfaccia user-friendly, può controllare tutti i parametri e impostare la risposta del sistema. A titolo esemplificativo, un’interfaccia terminale può gestire la temperatura, il ricircolo d’aria, il livello di umidità e ottimizzarlo in base al numero di persone che popolano uno spazio.

Stesso discorso vale per l’illuminazione smart: bilanciare la luce naturale con la luce artificiale permette di risparmiare energia in aree già molto chiare e illuminate, fornendo un ambiente di lavoro sano e confortevole ai dipendenti. La tecnologia può prendere decisioni autonomamente, ma possono essere impostati anche manualmente parametri di funzionamento.

Si tratta di una sfida tecnologica vera e propria per creare l’ufficio 2.0: automatizzare tali servizi limita l’obsolescenza delle componenti hardware (o dispositivi d’uscita) e segnala, tramite processi di Machine Learning, eventuali guasti e malfunzionamenti.