Oche spiumate vive: si accende la polemica fra il CEO di Prada e Milena Gabanelli

inchiesta report ocheContinua il dibattito sulle oche spiumate vive. Il CEO di Prada, Patrizio Bertelli, si è espresso molto chiaramente sulla scelta di Milena Gabanelli di portare in televisione il tema dei maltrattamenti causati dalle oche che vengono spennate vive. Dopo la bufera scoppiata, in seguito all’inchiesta di Report andata in onda su Rai 3, Bertelli ha detto senza mezzi termini che “la Gabanelli è stata stupida”. Secondo il CEO di Prada, è naturale che in un mondo globalizzato un’impresa cerchi di aumentare la propria produzione, facendo affidamento sulle risorse che ha a disposizione e puntando su costi più contenuti.

Non si è fatta attendere la risposta della giornalista e conduttrice di Report. La Gabanelli non risponde all’insulto personale, ma afferma con decisione che non c’è niente di male andare a produrre all’estero e non è illegale essere avidi. Secondo la Gabanelli, comunque, quella di Prada “è avidità, perché parliamo dell’industria del lusso che si fregia del titolo made in Italy producendo invece in Paesi lontani dall’Italia”. La conduttrice di Report afferma che questo atteggiamento potrebbe essere compreso per una piccola azienda che abbia un ridotto margine di guadagno, ma la scelta di delocalizzare, in riferimento alle grandi imprese, sarebbe, secondo la giornalista, davvero una scelta impropria, per di più usando la dicitura “made in Italy”. La Gabanelli ha ricordato anche un’inchiesta che Report ha fatto sulla produzione di borse Prada a Napoli. A tal proposito ha raccontato che la trasmissione televisiva sarebbe riuscita a dimostrare come nei laboratori della città partenopea gli artigiani in nero “producessero per 28 euro al pezzo borse Prada che venivano rivendute a 400”.
Nell’inchiesta, presentata in tv nella puntata del 2 novembre 2014, si è visto come i poveri animali, specialmente in Ungheria, verrebbero sottoposti a delle vere e proprie crudeltà, che spesso si rivelano anche fatali. Il tutto serve ad ottenere i piumini d’oca, ad opera di noti marchi, che poi rivendono questi prodotti a prezzi esorbitanti.
Le condizioni degli animali
Nell’inchiesta trasmessa da Milena Gabanelli si è visto come le condizioni degli animali siano veramente atroci. Le povere oche vengono rinchiuse in dei capannoni, che appaiono come dei lager. Già il fatto di stare rinchiuse ed ammassate le une alle altre mette questi animali in una condizione di agitazione. Nell’indifferenza totale vengono tenute ferme e vengono spiumate. Le penne vengono strappate dal dorso delle oche in maniera barbara, non tenendo conto delle ferite degli animali, del fatto che essi sono spesso sanguinanti e della gravità delle ferite stesse, che molte volte si rivelano fatali. Le oche possono anche morire in seguito all’aver riportato delle ferite atroci, dopo una lunga agonia. Eppure la spiumatura da vive viene praticata ben 4 volte nella vita di un’oca, che è costretta a subire questa operazione ripetutamente. L’Unione Europea vieta questa pratica crudele, anche perché si ritiene che le piume possono essere ricavate anche attraverso altri metodi, come, per esempio, la pettinatura. La spiumatura atroce si rivela molto produttiva, ecco perché le aziende non vi rinunciano e, attraverso dei costi di produzione irrisori, riescono a mettere a punto dei prodotti che vendono a caro prezzo anche nel nostro Paese.
ALLEVAMENTI OCHE PER FOIE GRAS: LA CRUDA REALTA’ DELLE TORTURE
Le reazioni degli animalisti
Dopo la trasmissione di Rai 3 e dopo la messa in onda del servizio sulle oche, molte sono state le reazioni di indignazione da parte degli animalisti, ma anche da parte della gente comune. Anche attraverso dei tweet, in molti si sono scagliati contro i metodi crudeli delle aziende, dichiarando che la cosa migliore sarebbe quella di boicottare l’acquisto di alcuni prodotti. Le aziende chiamate in causa dal servizio di Report hanno visto abbassare pesantemente i loro titoli in Borsa e hanno cercato di difendersi, affermando che acquistano le piume da fornitori che per contratto sono obbligati ad agire in modo etico. Ma chi ci assicura che questi obblighi vengano rispettati veramente? In particolare la Moncler ha dichiarato sul suo sito che i fornitori, dai quali si serve, sono quelli dell’Italia, della Francia e del Nord America. In questo caso, comunque, bisogna specificare che non si tratta tanto di provenienza geografica, quanto di una scelta di operare in modo da non avere conseguenze su quei poveri esseri viventi, che rischiano di patire sofferenze atroci, per rispondere alle esigenze di una moda non assolutamente ecosostenibile. Il dibattito si è fatto sempre più acceso, anche perché, proprio attraverso le immagini televisive, si è avuta una forte sensibilizzazione sul problema.
L’indignazione su internet
La pagina Facebook di Moncler è stata presa d’assalto dai commenti degli utenti che hanno espresso la loro rabbia e che hanno affermato la seria intenzione di boicottare i prodotti Moncler. Su Twitter sono stati diffusi gli hashtag #siamotuttioche, che è ispirato direttamente al titolo della puntata di Report, e #moncler, che si conferma come il primo argomento di discussione sul noto social network. L’Enpa ha lanciato una petizione, che recita “Stop alla crudele spiumatura delle oche”, con la quale viene chiesto alle aziende e a Confindustria di dire basta alle torture e allo sfruttamento dei poveri animali. La nota associazione animalista afferma che ci sono delle imbottiture sintetiche cruelty free da utilizzare. Inoltre, attraverso la raccolta delle firme, viene chiesto alle autorità che vengano fatti più controlli e che ci sia la possibilità, da parte dei cittadini, di conoscere la tracciabilità dei capi di abbigliamento.




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