Si vuole far mangiare vivo da un’anaconda: “Devono sapere tutti perché lo faccio” – VIDEO

L’impresa molto discussa di Paul Rosolie, un naturalista che si vuole far mangiare vivo da un’anaconda in un vero e proprio reality show.

Mangiato vivo da un’anaconda (screenshot video) – Ecoo.it

Un’impresa estrema, discussa e discutibile, realizzata o almeno tentata da Paul Rosolie, naturalista ed esperto di fauna selvatica, diventa un vero e proprio speciale televisivo, andato in onda su Discovery Channel, con un eloquente titolo: Eaten Alive, ovvero letteralmente “mangiato vivo”. Ma la stessa impresa diventa un caso, perché a detta dei telespettatori di tutto si è trattato fuorché di un’impresa. Le polemiche sono state molte e lo stesso Rosolie è intervenuto per chiarire cosa sia accaduto.

Un anaconda lo deve mangiare vivo: ma è davvero possibile?

Quella delle anaconde che possono mangiare vivi interi esseri umani è un misto tra leggenda metropolitana, fake news e un pizzico di verità: andiamo con ordine. Tecnicamente un’anaconda può mangiare una persona, ma allo stesso tempo secondo gli esperti non può mangiare vivo un essere umano. Viene infatti sottolineato come, se dovesse catturare una persona, l’anaconda prima la stritolerebbe con il suo massiccio corpo e solo in seguito potrebbe arrivare a mangiarla.

Paul Rosolie (screenshot video) – Ecoo.it

Questi rettili fanno davvero paura per le loro caratteristiche e dimensioni: alcuni esemplari, in particolare, arrivano a pesare qualcosa come 250 chili. Per nutrirsi, predano animali come cervi e capibara e non sembrano essere interessati alle persone. Questo non vuol dire appunto che tecnicamente non possano farlo: quello che bisogna davvero capire è che le storie e i video che circolano in Rete sono dei falsi, alcuni anche abbastanza evidenti. Restano dubbi anche sulla vicenda di un esperto di avventure al limite dell’inverosimile, il quale dopo essere stato mangiato vivo da un’anaconda, sarebbe tornato “all’esterno” per raccontarlo.

Una storia tutta a parte è quella di Paul Rosolie, protagonista di Eaten Alive: la vicenda avviene ormai quasi dieci anni fa e puntualmente il documentario viene riproposto, con decine e decine di telespettatori che hanno da ridire e senza dubbio a ragione rispetto a quello che avviene all’interno di quello che il naturalista ed esperto di fauna selvatica ha trasformato in un vero e proprio reality show.

Cosa ha fatto Paul Rosolie, perché viene criticato e come si è difeso?

Le accuse a Paul Rosolie di aver imbrogliato (screenshot video) – Ecoo.it

Al termine di questo articolo, troverete un ampio servizio riguardante le motivazioni che hanno spinto Paul Rosolie a questo genere di impresa. L’esperto di fauna selvatica, nel documentario, viene seguito dalle telecamere in una zona remota della foresta pluviale amazzonica, specificatamente nei pressi di Puerto Maldonado, in Perù. Qui vuole trovare un’anaconda dalle connotazioni quasi mitologiche, chiamata “Chumana“, che si credeva fosse all’epoca la più lunga del mondo. Rosolie deve essere mangiato vivo dall’anaconda e poi “tornare” per raccontare l’esperienza.

L’uomo sarebbe stato protetto da una tuta progettata appositamente per questo scopo: utilizziamo il condizionale, perché Paul Rosolie non è mai stato “mangiato vivo” da un’anaconda come prometteva lo speciale realizzato da Discovery Channel e anzi l’esperimento è stato sospeso per ragioni di sicurezza. Per fortuna, ovviamente, si è deciso di non andare avanti sfidando ulteriormente la natura, ma la mossa è stata tutt’altro che gradita dai telespettatori, che hanno accusato Discovery Channel di pubblicità ingannevole. Discovery si è difesa sostenendo che la sicurezza del serpente e di Paul Rosolie sono sempre stati la priorità numero uno, ma non è solo questo che non è andato a genio ai telespettatori.

A quanto pare, l’anaconda non sarebbe stata nemmeno la famigerata Chumana, ma un altro rettile di grandi dimensioni. Rosolie, da parte sua, ha evidenziato come tutto fosse stato montato ad arte per attirare l’attenzione sulla conservazione della fauna selvatica e sul dramma della foresta amazzonica, che da decenni viene distrutta pezzo dopo pezzo. Una motivazione che non è andata a genio nemmeno a chi di conservazione e tutela della fauna si occupa, come PETA, organizzazione internazionale che ha bollato il tutto come una trovata pubblicitaria disumana, con lo scopo di fare share.