Incidente della funivia del Cermis

L’incidente della funivia del Cermis del 1998 intaccò negativamente i rapporti tra Stati Uniti d’America ed Italia. Ecco cosa accadde in quell’orrendo 3 Febbraio.

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Incidente della funivia del Cermis del 1998 (foto da Facebook)

È uno dei casi internazionali tra Stati Uniti d’America ed Italia che più ha sconvolto l’opinione pubblica. Era il 3 Febbraio 1998 sulla Val di Fiemme, più precisamente nel Cavalese, nella regione di Trento quando avvenne qualcosa di eclatante. In questo periodo dell’anno, le montagne del Nord Italia si popolano di turisti e di appassionati di sci. Le piste sono piene così come i mezzi che portano le persone in cima ai monti.

Uno dei mezzi più usati per la risalita è sicuramente la funivia: in quel 3 Febbraio 1998 però una cabina della funivia del Cermis non arrivò a destinazione. Difatti un aereo militare statunitense volando ad una quota altamente inferiore rispetto ai canoni stabiliti, tranciò il cavo del mezzo facendo precipitare la cabina da un’altezza di circa 150 metri. Nessuno dei venti passeggeri riuscì a sopravvivere a tale caduta.

Incidente della funivia del Cermis: la cronaca dei fatti

All’interno dell’aereo americano Grumman EA-6B Prowler della United State Marine Corps vi erano 4 militari statunitensi. Alla guida del velivolo, il capitano Richard Ashby. Secondo le dichiarazioni pervenute successivamente, l’intento era quello di effettuare un ultimo volo di addestramento prima del rimpatrio. In realtà secondo le manovre ricostruite si scoprì che i quattro uomini stavano filmando il panorama dall’alto dei cieli, volando a quote eccessivamente basse. Insomma, volevano portare a casa un book videografico da mostrare a parenti ed amici.

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Il velivolo usato dai marines (foto da Facebook)

Un errore di calcolo o di manovra, non si sa, e il velivolo trancia i cavi della funivia del Cermis provocando 20 vittime. Nonostante alcuni danni alle ali dell’aereo, i 4 marines riescono comunque a far ritorno presso la zona di partenza. L’allora presidente americano Bill Clinton si scusò pubblicamente per la tragedia avvenuta promettendo alle famiglie un cospicuo risarcimento. Non promise però giustizia per l’accaduto.

L’inchiesta successiva

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La cabina schiantatasi al suolo (foto da Facebook)

Fu la prontezza dei magistrati di Trento ad incastrare i quattro militari statunitensi. Difatti rintracciarono l’hangar dove era tornato il velivolo e trovarono tra la coda dell’aereo i cavi della funivia troncati. I militari del continente americano erano già intenti a riparare il mezzo per nascondere le prove. L’Italia chiese di processare gli individui sul suolo dove avvenne la tragedia ma gli USA si appellarono alla Convenzione di Londra del 1951. Il processo perciò si svolse nel nuovo continente. Tutti i video che i marines stavano girando sull’aereo scomparvero immediatamente. L’inchiesta si chiuse il 30 Giugno 1998 con l’assoluzione dei 4 marines per mancanza di prove. Tutti furono però espulsi dal corpo militare. Solo il capitano Ashby finì in prigione per aver eliminato i video che potevano essere utili al processo. Si fece solo 19 settimane in carcere e poi uscì per buona condotta. Venticinque anni dopo la tragedia, le vittime chiedono ancora giustizia.