Economia circolare nel mondo auto, ecco come la mobilità diventa sostenibile

L’economia circolare è ormai entrata a far parte del mondo auto. Sono diverse le case automobilistiche che puntano su un tipo di produzione e di mobilità sempre più sostenibili per cercare di tutelare non solo i propri interessi, ma anche quelli dell’intero pianeta cercando di salvaguardare il più possibile l’intero ecosistema. Negli ultimi anni, infatti, tantissime multinazionali hanno rivisto i propri modelli di business tagliando i costi sui materiali, sulle risorse e promuovendo la life-extension di tante componenti. Economia circolare in auto significa quindi anche minimizzare lo spreco di materia e passare dall’auto di proprietà al prodotto-come-servizio oppure realizzare qualcosa di nuovo con componenti a fine vita.

Renault Zoe, esempio di economia circolare in auto

Renault Zoe, l'auto con rivestimenti fatti in materiali riciclati
Foto Renault

Tra le case automobilistiche che più si sono distinte in fatto di economia circolare c’è senza dubbio Renault con il modello Zoe, la massima espressione di questa arte, che ha rivestimenti, solo per citare un esempio, fatti con scampoli di cinture riciclate. La nuova Zoe, quindi, rappresenta la prima applicazione industriale mondiale di un tessuto composto da fili cardati al 100% riciclati provenienti dall’economia circolare, prodotti dalle cinture di sicurezza e scampoli di tessuto provenienti dall’industria automotive e dalle bottiglie di plastica. Un modello diverso, ma per certi versi simile a quello adottato dall’Audi A3 per i propri interni. Renault, però, non si ferma a questo e ha in mente, entro il 2022, di aumentare del 50% il suo consumo globale di plastica riciclata.

Produzione green e ricondizionamento per inquinare meno

Un motore Renault
Foto Renault

Anche il processo produttivo, inoltre, rientra nell’idea di economia circolare in auto. Quella di Tangeri in Marocco, ad esempio, rappresenta la prima fabbrica automobilistica al mondo a zero emissioni di CO2 – evitando così 135.000 tonnellate di emissioni di CO2 in un anno – e a zero rifiuti liquidi industriali. Un risultato ottenuto non solo grazie all’impiego di innovativi processi di produzione, ma anche all’utilizzo di energia rinnovabile e di sistemi che riducono il fabbisogno idrico e ottimizzano il riciclo dell’acqua utilizzata. Altro esempio tangibile è il ricondizionamento dei componenti usati dei veicoli. A Choisy-le-Roi, nell’Ile-de-France, sono 30mila i motori e le trasmissioni che ogni anno vengono smontati, puliti, verificati e rimontati a mano. È da poco che il ricondizionamento si è esteso anche ai componenti meccatronici e ai circuiti stampati. Questi componenti sono successivamente proposti per scambi standard a prezzi estremamente bassi.

Le smart island Renault, cosa sono e a cosa servono

Un’economia circolare, quella di Renault, che non si applica solo a Zoe ma che copre tutti i settori, dalla produzione alle gestione degli impianti. Una missione, quella del gruppo francese, che punta a progettare veicoli sostenibili, realizzati con materiali riciclati o recuperabili e, per i veicoli elettrici, si tratta più in particolare di offrire una seconda vita alle batterie che non sono più utilizzabili, per immagazzinare le energie rinnovabili e alimentare, ad esempio, gli edifici. Quello che succede nella smart island di Porto Santo, in Portogallo, un ecosistema elettrico intelligente fa leva su quattro pilastri: veicoli elettrici, stoccaggio stazionario di energia, smart charging e ricarica vehicle-to-grid. I veicoli elettrici sono ricaricati in modo intelligente grazie alle 40 colonnine di ricarica connesse, private o pubbliche, installate sull’isola da EEM e Renault.

Alcuni veicoli vanno ancora oltre nell’interazione con la rete, essendo in grado di restituire elettricità in concomitanza con picchi di consumo; possono, così, servire anche da unità di stoccaggio temporaneo di energia. Inoltre, delle batterie di seconda vita provenienti da veicoli elettrici Renault sono utilizzate per immagazzinare l’energia supplementare, prodotta dalle centrali solari ed eoliche di Porto Santo. Stoccata appena prodotta, questa energia viene reimmessa nella rete per le esigenze locali dimostrando così, per la prima volta, di essere capace di riutilizzare le sue batterie di seconda vita.