Dove finiscono i vestiti usati che porti al riciclo dei grandi brand? Svelata la verità

Molti brand di abbigliamento propongono iniziative di riciclo per i vestiti usati, ma siamo sicuri della destinazione di questi capi?

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Vestiti piegati (Foto da Unsplash) – Ecoo.it

Portando buste di abiti usati da riciclare nei punti vendita H&M possiamo ottenere buoni sconto da spendere all’interno della stessa catena di abbigliamento. Questa iniziativa è simile a numerose altre, promosse principalmente dai marchi di fast fashion quali Terranova, OVS o Calzedonia. Queste aziende, infatti, spesso finiscono nell’occhio del ciclone per le questioni relative al riciclo o allo spreco di risorse. Per questa ragione in molti casi i brand propongono iniziative simili, pubblicizzando e vendendo capi ottenuti da fibre riciclate e promuovendo il riutilizzo di risorse in un’ottica di economia circolare, dando nuova vita a ciò che già abbiamo a nostra disposizione, piuttosto che producendo nuovi materiali tessili.

Dove finiscono i vestiti usati che consegniamo nei negozi? La risposta lascia perplessi

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Montagna di vestiti usati (Foto da Unsplash) – Ecoo.it

Sulla carta queste iniziative sembrano interessanti e virtuose, ma siamo davvero sicuri che la destinazione dei capi da riciclare sia quella che ci viene detta? Una nuova inchiesta condotta da un reporter svedese ha messo in risalto i limiti di queste iniziative, in particolare di quella Let’s Close the Loop promossa da H&M. Ha infatti consegnato alla catena 10 capi usati, dotati di un dispositivo di geolocalizzazione che gli avrebbe permesso di seguirne la destinazione di lì alle settimane successive. Nel giro di alcune settimane, in effetti, una parte dei capi è finita negli impianti di smaltimento rifiuti di Germania, Polonia e Romania; una giacca è finita in Africa, un altro capo è finito addirittura in India, ben lontano dai mercati dell’usato o dagli impianti di riciclo che ci saremmo aspettati.

Attenzione alla durabilità dei capi: comprane di buona qualità

I brand di fast fashion, in effetti, tengono poco conto della destinazione dei propri capi e soprattutto dello smaltimento che se ne fa. Per sua stessa definizione, la dicitura fast fashion mette in evidenza i limiti di tale impostazione: si tratta di una “moda veloce”, in continuo cambiamento, prodotta a partire da materiali dalla scarsa durabilità che sarebbero comunque destinati a essere sostituiti al ciclo di acquisti successivo.

Per porre un freno a questa tendenza sono numerose le iniziative proposte dagli enti governativi: l’Europa vuole imporre nuovi parametri sulla sostenibilità da rispettare, mentre in Francia è stato proposto il bonus rammendo. Individualmente, poi, possiamo prestare attenzione non solo ai luoghi in cui facciamo acquisti, ma anche alla qualità dei materiali. E in più potremmo comprare meno capi di abbigliamento, tanto i nostri armadi saranno sicuramente già pieni!