I nuovi studi tecnologici stanno evolvendo in veste sempre più green. Unendo il fotovoltaico e l’accumulo delle batterie si potrebbero migliorare le prestazioni di sfruttamento dell’energia solare.
Che il sole regali la vita è cosa nota. Ancora di più da quando, oltre una ventina di anni fa, sono stati portati alla luce i primi impianti di pannelli solari e fotovoltaici. Che non sono esattamente la stessa cosa. Il pannello solare così come lo conoscevamo, sfruttava l’energia solare per riscaldare l’acqua. Mentre il fotovoltaico è finalizzato a produrre energia, e grazie a dei contenitori di incameramento, utilizzarla anche quando la luce solare non è disponibile. Questo contenitore di accumulo è il motivo per cui il fotovoltaico è un valido sostituto dell’energia proveniente da fonti non rinnovabili. E se il contenitore di accumulo fosse direttamente una batteria? Che a sua volta producesse energia?
Questo è un tipo di tecnologia già in uso da tempo, ma gli ultimi esperimenti tentano di ottimizzarla per introdurre nel mercato dei modelli sempre più efficienti. Difatti uno dei problemi del fotovoltaico è la trasportabilità delle celle solari, piuttosto pesanti. I modelli più leggeri, come quelli stampabili, hanno come altra faccia della medaglia una trasformazione minore in energia rinnovabile.
Le batterie solari, di cosa si tratta
La transizione energetica sta puntando molto su questi due strumenti: il fotovoltaico e le batterie. Non a caso buona parte del parco auto circolante si sta via via sostituendo con i modelli a batteria anziché a carburante. E nello stesso tempo stanno crescendo gli incentivi per gli impianti fotovoltaici, che entro il 2030 dovrebbero essere posti in tutti gli edifici pubblici. Per ottenere quanto più possibile un’energia a emissioni zero. Quindi l’idea di unire le due tecnologie può essere funzionante.
Per capire cosa siano le batterie solari si può pensare semplicemente ad una pila ricoperta di celle solari, a tre strati. Uno è il fotoanodo, che consente di immagazzinare l’energia solare e accumulare gli elettroni. Il secondo strato è il separatore di lacune, dove per lacuna non si intende la parola che sfugge nel linguaggio, ma è l’altro portatore di carica insieme all’elettrodo. Il terzo strato è il catodo, che ha la funzione di evitare l’autoscarica. Il segreto dell’evoluzione delle batterie solari proviene da un nuovo materiale utilizzato per l’anodo, ovvero il nitruro di carbonio 2D.
I risultati delle ricerche
I ricercatori spiegano che in questo modo si riesce ad immagazzinare sufficiente energia per far funzionare le batterie ed anche per ottenere una buona quantità di accumulo. Inoltre le batterie solari sono in grado di accumulare calore, luce ed energia solare da entrambi i lati, ottimizzando la fonte rinnovabile del fotovoltaico. Per ora si parla ancora di prototipi. La reale immissione sul mercato e la batteria solare come reale soluzione al problema energetico è ancora lontana.