Terremoto in Giappone: fusione nel reattore nucleare, ecco i rischi

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Il terremoto in Giappone ha dilaniato una popolazione e gettato nello sconforto tutto il resto del mondo. Mai come ora l’energia nucleare diventa un motivo di discussione cruciale. Il Giappone sembra essere alla vigilia di una catastrofe preannunciata – ma che si cerca di evitare con tutte le forze – e la colpa è di questo maledetto reattore esploso nella centrale nucleare di Fukushima e quasi giunto al punto di fusione del nucleo. Le radiazioni sono state sprigionate già ma secondo gli esperti la radioattività dell’area è ancora bassa e fuori dalla soglia d’avvelenamento. Si cerca di evitare il peggio, ma i rischi pendono sul Giappone come una gigantesca spada di Damocle.

Adesso sarà importante, anzi vitale, impedire che il reattore nucleare giunga al punto di fusione. I giapponesi ci stanno provando alla bene meglio, inserendo l’acqua di mare all’interno del reattore per affrontare il problema. Ma purtroppo il calore generato dalla struttura la sta facendo evaporare velocemente. Il sale dell’acqua proverà a corrodere il nucleo, nell’attesa che i soccorsi procedano con la demolizione dell’intera struttura (ipotesi più papabile, al momento, anche se non ancora confermata dalle Autorità nipponiche).
 
Molti di voi si domanderanno cosa rappresenta la cosiddetta “fusione”. Ebbene, come premessa vi diciamo che se mai il reattore dovesse raggiungere questo punto e far fuoriuscire il frutto della fusione, sarà veramente un disastro sia per gli uomini che per l’ambiente. Secondariamente cerchiamo di spiegarvi a grandi linee di che cosa si tratta: il nucleo funziona da fonte di calore per produrre l’energia. La radioattività gli permette di riscaldarsi, processo che normalmente avviene anche in natura ma visto che le percentuali di radioattività sono irrisorie questo non rappresenta un problema.
 
Il discorso cambia per le centrali nucleari, dove le concentrazioni di radiazioni sono estreme. Se disgraziatamente il nucleo dovesse fondersi, il radiattore – formato da acciaio e cemento armato – diventerebbe uno scrigno contenente metallo ad alta temperatura e altri elementi radioattivi, ingestibili ed intrattabili (se non forse tra milioni di anni!). Se poi dovesse crearsi uno squarcio nella struttura che lo contiene e il materiale dovesse quindi disperdersi nell’ambiente, il risultato sarà… Una “Chernobyl 2”.