Test cosmetici sugli animali: arriva lo stop definitivo dell'Unione Europea

stop ai test sugli animali
Il mese di marzo 2013 verrà ricordato come un grande traguardo per il cruelty free e le tematiche riguardanti il maltrattamento degli animali per fini cosmetici: l’Unione Europea aveva tempo fino all’11 marzo per pronunciarsi contro la direttiva CE 2003/15, che impone il divieto di sperimentare su animali, o importare prodotti che non rispettino questi standard, ma non l’ha fatto, rendendola quindi attiva a tutti gli effetti. “Dopo 23 anni di lotte possiamo finalmente dire d’avere fatto un gigantesco passo avanti contro questi maltrattamenti, anche se è giusto ricordare che quella cosmetica è solo la punta dell’iceberg di una crudeltà che porta ogni anno alla morte per la sperimentazione di 12 milioni d’animali in Europa e 900 mila solo in Italia” ci racconta Michela Kuan, biologa e responsabile per la lotta alla vivisezione della Lav (Lega antivivisezione).
Una battaglia, quella contro i test sugli animali, che ha dovuto fare i conti con ritardi e slittamenti, c’era stata paura anche per una possibile attesa di circa dieci anni, che, alla fine, non s’è verificata: “L’Europa ha così dimostrato d’aver ascoltato le proteste dei suoi cittadini, delle associazioni animaliste ma anche delle aziende che hanno deciso di aderire a questa battaglia, influenzando di fatto il mercato estero: da oggi chiunque voglia importare prodotti cosmetici all’interno dei confini europei deve sottostare a queste regole” continua Michela Kuan.
I metodi alternativi esistono ed è giusto ricordare che la pelle di un qualsiasi animale non sarà mai uguale in tutto e per tutto a quella dell’uomo, e lo stesso vale quindi per le reazioni. Quali sono le metodologie più utilizzate che non uccidono gli animali? Riguardano principalmente i test di tossicità, cioè verificare che un particolare composto non crei danni come irritazioni o corrosioni cutanee. Qui scendono in campo particolari modelli 3D della pelle, ottenuti in vitro. Per testare, ad esempio i vaccini, al posto dei conigli viene usato il test Elisa (Saggio Immuno-Assorbente legato ad un Enzima), ma anche la bioinformatica con i software Qsar, riesce a prevedere gli effetti di una particolare sostanza. In Europa è l’Eurl-Ecvam (European Union Reference Laboratory for alternatives to animal testing (EURL ECVAM), che si occupa di verificare la validità di questi metodi.
Il processo è però lungo e richiede circa 10 anni di studi, per questo, ancora in molti campi, vengono utilizzati gli animali, soprattutto per i test di tossicità ripetuta. “La violenza nei confronti di questi animali è doppia perché parte all’origine – ci spiega Michela Kuan – questi esemplari nascono in gabbie, privi di qualsiasi tipo di stimolo esterno, alimentati artificialmente, spesso costretti ad ingoiare sostanze tossiche o a test sugli occhi anche senza anestesie, per essere poi, per legge, anche se recuperabili, soppressi”.
Nel nostro quotidiano come possiamo essere consumatori consapevoli, decidendo d’acquistare i prodotti delle aziende che hanno sposato la battaglia contro questa sperimentazione? La Lav è impegnata dal 1990 nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica su queste tematiche e ha pubblicato sul suo sito una guida con tutti i produttori di cosmetici cruelty free. Già nel 2004 entrò in vigore il bando ai test su animali per i prodotti cosmetici finiti (Direttiva 2003/15/CE), e nel 2009 arrivò anche lo stop ai test cosmetici per gli ingredienti, che si è conclusa l’11 marzo con il definitivo divieto della sperimentazione sugli animali per fini cosmetici. La Lav inoltre garantisce, con il controllo di un Ente certificatore terzo, il no test su animali nell’intera filiera di produzione comprendendo anche le materie non prettamente cosmetiche come i conservanti e i chimici, applicando quindi lo Standard internazionale “Stop ai test su animali”.