Tassa su cani e gatti, la protesta degli animalisti

tassa animali domestici governo montiTempo fa si è parlato di una possibile tassa su cani e gatti in studio da parte del Governo Monti, una notizia che in realtà si è rivelata una vera bufala. Adesso si ritorna a parlare di una possibilità di questo tipo, una tassa comunale su cani e gatti che dovrebbero essere pagata con l’obiettivo di finanziare attività contro il fenomeno del randagismo. Immediatamente, quando ancora la discussione non è arrivata alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, scattano le proteste degli animalisti.

Ilaria Innocenti, esponente della Lav, ha spiegato: “Siamo profondamente contrari. E’ necessario fare una differenza tra chi aiuta già le politiche antirandagismo e chi no. Non serve una tassa, ma delle politiche per la sterilizzazione e l’adozione. I Comuni spendono mille euro per ogni animale ospitato in un canile. Se l’adozione fosse incentivata, risparmierebbero molti più soldi di quelli che potrebbero raccogliere con questa tassa“.
Secondo le associazioni che si occupano della tutela degli animali, servirebbero altre misure per combattere il randagismo. Anche Legambiente è contraria alla proposta di legge, definendola come un vero e proprio “incentivo all’abbandono“.
Una tassa sugli animali domestici finirebbe per incoraggiare l’abbandono degli animali e quindi la loro sofferenza. Punta sugli affetti anche Angelo Bonelli dei Verdi, che ironizza con questa frase: “a quando una tassa sugli amici?“.
Dello stesso parere anche l’Enpa, che tramite le parole di Carla Rocchi spiega: “E’ un pensiero primaverile dell’onorevole Vannucci che ha pensato di avere un’idea geniale quando invece non lo è. Anzi, è un’idiozia“.
Ma qual è tutta la verità sulla tassa su cani e gatti? Intanto è lo stesso sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, a fare un passo indietro sul suo appoggio alla proposta di legge: “Era una battuta“. E anche Gianni Mancuso, relatore, fa marcia indietro.
Novembre 2011: le polemiche sulla presunta tassa
La tassa sugli animali domestici, che il governo Monti prospetta, farà certamente parlare di sé. Il tutto si inquadra all’interno di quei provvedimenti intesi a recuperare il denaro pubblico necessario a risolvere la crisi economica e alla base c’è una concezione, secondo la quale gli animali domestici sono beni di lusso. Molti si sono infuriati contro l’ipotesi di questa tassa, mossi da un amore incondizionato nei confronti dei nostri amici a quattro zampe. Per i loro proprietari gli animali da compagnia sono una vera e propria risorsa psicologica. Di questo non si tiene conto?

Ad esempio si dovrebbe pensare ai vantaggi che il rapporto fra bambini e animali comporta a livello di pet therapy. Già sui principali social network e in primo luogo su Facebook infuria la polemica: c’è chi afferma che una legge del genere, se approvata, non farebbe altro che favorire l’abbandono degli animali.
 
L’Aidaa, l’Associazione italiana difesa animali e ambiente, in una nota ha affermato:
 
“Si parla di un incremento di uno/due punti percentuali sull’Iva per le prestazioni veterinarie, e per gli alimenti per animali, mentre l’Iva potrebbe aumentare fino a tre punti per quanto riguarda gli accessori e i cosiddetti “beni di lusso” per gli animali, vale a dire cappottini e accessori griffati.”
 
È vero che mantenere un cane costa molto, ma non si pensa gli animali domestici riescono a far migliorare la produttività anche in ufficio?
 
Si parla anche di una tassa comunale o regionale, ma il Governo ha pensato veramente alle conseguenze che un provvedimento del genere potrebbe comportare? Il dubbio è lecito.
 
Nel frattempo qualcuno parla anche della possibilità che si tratti di una vera e propria bufala. Sul Corriere della Sera un articolo riportava la dichiarazione di Marco Melosi, presidente dell’Associazione nazionale medici veterinari: “tra le sette categorie del nuovo redditometro sperimentale presentato all’Agenzia delle Entrate comparirebbero le spese veterinarie per gli animali una volta detti da compagnia e che oggi si preferisce chiamare d’affezione”.
 
Attilio Beffera, direttore dell’Agenzia, secondo quanto si legge su alcuni siti, avrebbe oggi smentito la notizia. Come stanno quindi realmente le cose?
 
Foto di dany-70