Sembra qualcosa di soprannaturale, invece è una storia VERA: chi è l’UOMO FOCA

Vi siete mai imbattuti nella storia dell’uomo foca? Dopo averla conosciuta rimarrete a bocca aperta. Anche perché non è frutto di invenzione. 

storia uomo foca
mare di notte (foto da Pixabay) – Ecoo.it

La realtà supera la fantasia, è questo il modo di dire che meglio si adatta con quello che vi stiamo per svelare. Una storia che ha dell’incredibile e che se a primo impatto vi sembra frutto di invenzione perché molto articolata e complessa, vi stupirà il doppio sapere che è tutto vero. E quindi saranno tante le domande che vi porrete. Del resto la saggezza popolare non sbaglia mai.

Un uomo può stare in acqua gelida per non piu’ di 20/30 minuti, decorso questo minutaggio l’essere umano morirà assiderato. Ma nella notte del 11 marzo del 1984 è accaduto qualcosa di veramente incredibile e che ha visto come protagonista un uomo, che ben presto guadagnerà l’appellativo di uomo foca.

La storia dell’uomo foca: incredibile

Nella data sopra citata un uomo a causa del naufragio delle sua imbarcazione ha nuotato per 6 ore in acque con temperature molto rigide, si stima molto vicine allo zero. Il tutto senza riportare nessun segno di assideramento, com’è possibile tutto questo? Ecco la straordinaria storia dell’uomo foca.

Gulli
Islanda acque gelide (foto di Pixabay) – Ecoo.it

La notte dell’undici marzo del 1984 il peschereccio Hellisey sin trovava lungo le coste meridionali dell’Islanda, la temperatura era intorno a -2 gradi ed uno strato di gelo copriva le superfici dell’imbarcazione interessata. Durante le operazioni di pesce la rete si impigliò nel fondale marino, l’imbarcazione si capovolse e tre dei cinque marinai interessati caddero nelle acque gelide, uno di questi era Gulli, un ragazzo di 22 anni.

Gulli nuotò per 6 ore, fino a che alle prime luci dell’alba raggiunse una spiaggia rocciosa ma dato che le imponenti pareti rocciose non gli permettevano di raggiungere la spiaggia, si buttò nelle acque gelide sino a quando non ha trovato un passaggio agevole. Il giovane marinaio toccò la terra ferma ma solo dopo un percorso lungo 3 km sul terreno lavico ghiacciato a piedi nudi arrivò finalmente in un villaggio.

L’assurda scoperta

Dopo vari test in ospedale ed appurato che il racconto di Gulli fosse vero – trovando per l’appunto la barca capovolta ed incastrata – i medici vollero comprendere come fosse possibile tutto questo. Dopo vari studi e prove simili per verificare l’attendibilità delle sue parole, si è giunti alla conclusione: la resistenza era dovuto al suo grasso. Questo infatti era più spesso del normale, simile a quello di una foca. Ecco perché venne soprannominato l’uomo foca, ma Gulli si ritirò nel suo paese per dedicarsi alla sua vita lontano dal clamore.