Plastica monouso vietata: cosa rischia chi la utilizza ancora

Dal 14 gennaio 2022 è entrato in vigore il divieto di vendita della plastica monouso in Europa. Quali sono le sanzioni per i trasgressori

La plastica monouso negli ultimi decenni è stata uno dei fattori principali di inquinamento degli oceani. Oltre a contaminare le acque, minaccia seriamente la fauna. Per questo motivo le lotte per ridurne il consumo molto lentamente hanno portato gli Stati ad accogliere l’istanza di ridurre la quantità di plastica in circolazione.

Senza dubbio uno dei prodotti più inquinanti e più diffusi è la bottiglia che contiene l’acqua minerale, ma per il momento non si è ancora trovata una soluzione adeguata, se non parziale. Mentre invece, le stoviglie di plastica, il cotton fioc, i bicchieri di plastica non riciclabile sono stati ufficialmente tolti dal commercio lo scorso anno. Fino al 14 gennaio scorso poteva ancora essere prodotta, ora non più. Le stoviglie monouso possono essere composte solo da materiale interamente riciclabile.

Operazione senza dubbio virtuosa. Tuttavia il mercato si deve ancora adeguare. Non ci sono ancora abbastanza competitors, ed i costi di produzione sono alti. Di conseguenza il prezzo al consumo di piatti e bicchieri di plastica è molto alto.

Plastica monouso, le multe per chi la immette sul mercato

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Plastica monouso (Foto Pixabay)

Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, sottolinea che “nella lotta alla plastica monouso non bisogna abbassare la guardia. Anzi l’impegno per ridurla da qui ai prossimi anni, promuovendo sempre di più il riutilizzabile, dovrà continuare con più forza e determinazione di prima anche perché con la pandemia, purtroppo, sono tornati prepotentemente gli oggetti di plastica usa e getta”.

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I venditori che inseriscono sugli scaffali prodotti di plastica monouso con data di confezionamento successiva al 14 gennaio, decisione ufficiale della Commissione europea, saranno oggetto di sanzione dai 2.500 euro ai 25.000. Per il momento di possono smaltire solo le scorte antecedenti a determinata data.

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Secondo Legambiente comunque, per combattere il dilagare dei rifiuti di plastica non riciclabile la prima azione, e forse la più importante, è la sensibilizazione al consumo sostenibile. Un’operazione che ormai va avanti da tempo ma con intensità non pari nei vari Paesi europei. L’Italia, nei piani bassi delle classifiche, sta tentando di implementare nuove politiche orientate in tal senso attraverso grandi investimenti dal PNRR. Ci auguriamo che non si convertano in altre strategie di greenwashing.