Italia e crisi climatica: si protegge nel modo giusto?

Purtroppo gli eventi degli ultimi giorni in Emilia Romagna ci hanno ricordato quanto la crisi climatica stia sempre più frequentemente causando degli eventi climatici estremi

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Alluvione (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

L’alluvione in Emilia Romagna poteva essere evitata. Questo è quanto ritengono determinati esperti, che attribuiscono a buona parte dell’eccessiva coltivazione di suolo e sfruttamento del terreno la rottura degli argini dei fiumi. Purtroppo gli eventi climatici estremi sono sempre più frequenti. Dai roghi che mandano letteralmente in fumo ettari di bosco, alle alluvioni causate dalle esondazioni dei fiumi, ai terremoti su aree di tufo che ne peggiorano le conseguenze.

Tutto questo a testimoniare che la composizione idrogeologica dell’Italia è piuttosto fragile, e si basa su un equilibrio molto sottile. Che con i cambiamenti climatici in corso rischia di saltare. Gli esperti che già da tempo lanciano l’allarme sul consumo eccessivo di suolo, e quindi sulle conseguenti ripercussioni sul clima, ora ribadiscono l’emergenza.

La crisi climatica e gli eventi estremi

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Terremoto (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Purtroppo stanno emergendo sempre più le falle nella gestione dell’evento catastrofico dell’Emilia Romagna degli scorsi giorni. Oltre al mancato rinsaldo degli argini per evitare le esondazioni dei fiumi, le cause che hanno portato a conseguenze tanto devastanti da far chiudere le scuole, bloccare i treni, e sfollare centinaia di persone, sono state inizialmente sottovalutate e rubricate come maltempo. Dopo l’esondazione dei fiumi Lamore e Montone tra il 2 e il 3 maggio scorsi, l’alluvione è arrivata fino ai territori antropizzati a causa dei terreni troppo aridi ed incapaci di assorbire l’acqua. Questa è una delle conseguenze principali della coltivazione intensiva e dell’utilizzo di diserbanti sul suolo.

il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

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Terremoto (Foto da Pixabay) – Ecoo.it

Esso viene utilizzato più comunemente con l’acronimo PNACC, ed è presente nelle carte di quasi tutti i paesi europei. L’Italia ha visto una prima bozza nel 2018, che però non ha avuto conseguenze alcuna. Nel 2022 si è reiterato il tentativo, senza ottenere alcun piano effettivo. Quando invece è proprio un Paese come l’Italia con le sue peculiarità idrogeografiche ed il suo parco edilizio nazionale ad aver bisogno di un piano organico di adattamento e prevenzione degli eventi climatici estremi. In questo modo la popolazione potrebbe essere già a conoscenza delle strategie da mettere in atto in presenza di fenomeni naturali, come inondazioni o terremoti. Ed i danni limitati ampiamente.

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