L’elefante asiatico che “parlava”: imitava ben 6 parole

Se ti è mai capitato il video del giovane cane husky in grado di salutare la propria mamma sappi che c’è un altro animale, un elefante asiatico, che riusciva a parlare e lo faceva con un trucco che ha lasciato gli scienziati a bocca aperta

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Elefante asiatico (foto da Canva) – ecoo.it

Stando a contatto con gli animali che appartengono alla nostra specie, gli altri a volte sentono il bisogno di provare a comunicare in modo da ottenere qualcosa o semplicemente per compagnia. Il nostro modo di produrre suoni e quindi generare un linguaggio è dovuto in buona sostanza alla struttura di quello che scientificamente si chiama apparato fonatorio. La somma di ciò che si trova compreso tra la trachea e il naso. Fanno parte dell’apparato fonatorio infatti non soltanto la bocca con la lingua e le labbra ma anche ciò che si trova nella gola: le corde vocali.

Ma anche il modo in cui l’aria fruisce tra il naso e giù fino ai polmoni influenza la nostra capacità di parlare. Ed è per questo motivo che per esempio col mal di gola diventa problematico. Animali con un apparato fonatorio identico al nostro non esistono ma questo non impedisce agli animali di trovare il proprio modo di comunicare. E poi, in alcuni casi, anche senza possedere lo stesso apparato fonatorio, gli animali stupiscono tutti e imparano a produrre suoni che per loro in natura sono impossibili. Questa è la storia dell’elefante asiatico Koshik e di come diceva a tutti Ciao!

Koshik, l’elefante asiatico che aveva imparato a parlare umanese

Perché abbiamo dovuto fare la premessa riguardo l’apparato fonatorio umano? Perché si tratta proprio di una caratteristica specifica della nostra specie che si è evoluta in modo tale da produrre suoni sempre più complessi. Nel corso della storia si sono registrati alcuni animali che, a forza di trovarsi a stretto contatto con gli esseri umani, hanno imparato a produrre con il proprio apparato fonatorio dei suoni molto simili se non pressoché identici ad alcune semplici parole. I casi più comuni sono quelli dei pappagalli che sono in grado di imitare la lingua umana e la imparano a memoria.

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Elefante nello zoo (foto da Canva) – ecoo.it

Ma ci sono stati altri animali e tra questi si ricorda l’elefante asiatico Koshik che nel 2012 è stato oggetto di uno studio da parte di un team di scienziati coreani. Koshik infatti all’epoca aveva 22 anni e si trovava nello zoo Everland di Seul. La particolarità di Koshik era che riusciva a produrre 6 parole ma più sconvolgente ancora per gli scienziati non è stato tanto scoprire che Koshik riusciva in qualche modo a comunicare ma il modo in cui riusciva a imitare i suoni della bocca umana, anche senza possedere uno degli elementi fondamentali con cui noi produciamo le parole: le labbra.

Una soluzione estremamente creativa

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Parlare (foto da Canva) – ecoo.it

Koshik ha stupito tutti per il modo in cui riusciva a sopperire alla mancanza del labbro superiore che negli elefanti si è trasformato nella proboscide. Gli scienziati hanno infatti notato che Koshik, in pratica, per produrre per esempio il suono della o ripiegava la proboscide all’interno della bocca per stringere il labbro inferiore e muoverlo in modo da produrre proprio questo suono. Una soluzione che di certo non gli era stata insegnata da nessuno degli addetti dello zoo di Seul in cui si trovava e che dimostra, ancora una volta, quanto poco sappiamo sull’intelligenza degli altri animali che abitano con noi il pianeta e soprattutto di quanto spesso dovremmo scendere dal piedistallo su cui noi stessi ci siamo messi come specie superiore.