Cosa si intende per rifugiati climatici: le stime di quanti saranno

Nel panorama globale odierno fa capolino una nuova figura, quella del rifugiato climatico. Per il 2050 ci si aspetta un vero e proprio esodo.

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Climate change – foto da pixabay – ecoo.it

Gli squilibri climatici che interessano il nostro pianeta porteranno a veri e propri fenomeni migratori di quelle popolazioni viventi nei paesi maggiormente colpiti dal cambiamento climatico. Per il 2050 l’International Displacemente Monitoring stima che si assisterà ad un intensificazione del fenomeno migratorio preoccupante. I numeri parlano di circa 22,7 milioni di persone l’anno che potrebbero arrivare a 200 milioni entro il 2050.

Fattori politici ed economici si aggiungeranno a quelli climatici portando la figura del rifugiato politico ad essere sempre più protagonista della contemporaneità. Siamo pronti ad accogliere un fenomeno simile? Probabilmente no e le nazioni disposte ad accogliere persone in difficoltà sono sempre meno, qualunque sia la motivazione delle migrazioni. Le zone più calde e desertiche del globo si attesteranno su temperature pari ai 29 C° entro il 2070.

Cosa si intende per rifugiati climatici: una figura sempre più centrale

Ad oggi le zone del globo interessate da simili temperature rappresentano lo 0,8 % della superficie totale. Già la scorsa estate in territori come India e Pakistan i termometri hanno registrato delle temperature vertiginose, superiori ai 40 C°, e non ci si aspetta di certo che la situazione migliori. Zone come il Sahara, calde e desertiche diventeranno invivibili. 1/5 della superficie terrestre potrebbe non consentire la possibilità di approvvigionamento di cibo e acqua, essenziali alla vita.

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Migranti, bambine – foto da pixabay – ecoo.it

Va da sé che diretta conseguenza di simile situazione sarà l’esodo di massa di quelle popolazioni costrette, non per voglia o per diletto, a cambiar casa verso zone più favorevoli alla vita. L’allarme lo lancia anche la rivista PNAS dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti che parla di una progressiva impossibilità di esercitare attività agricole o pratiche di allevamento. Ma come definire quindi i cosiddetti rifugiati climatici?

Rifugiato climatico o migrante ambientale? Due facce della stessa medaglia 

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Barca – foto da pixabay – ecoo.it
Il rifugiato climatico sarà una persona costretta dalla crisi ambientale ad oltrepassare i confini nazionali in cerca di zone più adatte alla sopravvivenza. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha definito i rifugiati climatici “migranti ambientali” sebbene manchi a livello internazionale una reale definizione della figura che ne legittimi il riconoscimento in termini di diritti e tutela.
I migranti climatici ad oggi non possono appellarsi allo status di “rifugiati” che invece, per la convenzione di Ginevra del 1951, è riconosciuto alle persone perseguitate per il proprio credo, l’etnia, l’appartenenza a un gruppo sociale, la religione o la cittadinanza. Nel fatto non esiste protezione legislativa internazionale per queste persone.