Combattere la crisi climatica: come farlo utilizzando il sottosuolo

Dal sottosuolo potrebbe arrivare la soluzione per sequestrare anidride carbonica e sottrarla dall’atmosfera. Il progetto presenta tutti i suoi limiti

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Grotta (Foto da Canva) – Ecoo.it

A quanto pare, nonostante ci si trovi ancora in una fase di laboratorio, il sequestro di anidride carbonica per iniettarla nel sottosuolo verrà inaugurato nella seconda metà del 2023. Il gruppo ADNOCC metterà a punto il primo pozzo dove iniettare anidride carbonica, che dovrebbe rimanere intrappolata nella falda acquifera salina di profondità. Questo è stato annunciato dall’azienda durante l’Abu Dhabi sustainability week con un investimento di 15 miliardi di dollari.

Dalle attese questo progetto potrebbe in fase iniziale sequestrare almeno 18mila tonnellate di anidride carbonica l’anno. La capacità di trattenere ad anidride carbonica è data anche dalle specifiche geologiche del sottosuolo. L’impianto di Al Reyadah dovrebbe arrivare a catturare 800mila tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Tuttavia il progetto, pur sempre in fase iniziale, mostra i suoi limiti sin dall’inizio, che potrebbero portare a squilibri geologici importanti.

Come sfruttare il sottosuolo per trattenere anidride carbonica

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Grotta (Foto da Canva) – Ecoo.it

Il problema dell’anidride carbonica nell’aria, dell’inquinamento, dell’effetto serra, dei cambiamenti climatici che ne seguono, sta portando le società occidentali e i paesi più ricchi a sviluppare sempre maggiori tecnologie green. Il rischio è che si cerchi una soluzione a breve termine ignorando quali possano essere quelle a lungo termine. L’esperimento su cui si basa il progetto del sequestro di anidride carbonica all’interno di falde acquifere profonde, è dato da un’interazione tra anidride carbonica, acqua, roccia e sale. Su questi aspetti geochimici si sono focalizzati particolarmente gli studi scientifici. A quanto pare iniettando anidride carbonica presente nell’aria nel sottosuolo, essa potrebbe essere catturata e sottratta dall’atmosfera di superficie, migliorando i livelli di qualità dell’aria. Il problema è che questo progetto dipende molto dal tipo di rocce che vengono utilizzate. Le ricerche hanno ottenuto risultati controversi. Da una parte sembrava che il tipo di rocce dolomitiche riuscisse a trattenere e non rilasciare nell’aria la anidride carbonica. Invece esperimenti successivi invece hanno mostrato quanto l’iniezione di CO2 modificasse lo stato della roccia dolomitica rendendola molto più porosa e permeabile, rilasciando quindi anidride carbonica che potrebbe danneggiare l’aria e l’ambiente circostante.

Una soluzione non definitiva

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Anidride carbonica (Foto da Canva) – Ecoo.it

In realtà questa idea di sotterrare l’anidride carbonica, anziché prevenirne la formazione, ricorda molto la pratica poco virtuosa di nascondere lo sporco sotto al tappeto. Anche perché non sono ancora chiare quali possano essere le conseguenze a lungo termine. Si potrebbe anche supporre che nascondendo grandi quantità di anidride carbonica si modifichino le composizioni stesse delle rocce, con conseguenti frantumazioni e disastri naturali.

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