Città dei 15 minuti: cos’è e perché aiuta l’ambiente

Nell’ultimo periodo si sente sempre più parlare di questo concetto: ma cos’è la città dei 15 minuti? In quale modo aiuta l’ambiente? Andiamo a rispondere a tutti questi quesiti.

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Città dei 15 minuti: cos’è e perchè aiuta l’ambiente? (foto da Canva) – Ecoo.it

Era il 2016, precisamente 7 anni fa, quando questo concetto fece il suo debutto nel mondo. Il termine “Città dei 15 minuti” fu coniato dall’urbanista proveniente dalla Sorbona Carlos Moreno che parlò di quest’idea sul quotidiano francese “La tribune“. Nel suo articolo scrisse “Conciliare le esigenze della città sostenibile ma anche i nuovi ritmi con altri modi di abitare, abitare, lavorare e trascorrere il tempo libero, richiede una trasformazione dello spazio urbano. […] È la città di un quarto d’ora, di iperprossimità, di accessibilità a tutti e in ogni momento… Quella in cui, in meno di 15 minuti, un abitante può accedere ai suoi bisogni essenziali della vita“.

Dunque il progetto che ha in mente Moreno è quello di “appallottolare” le metropoli in modo che qualsiasi cittadino può avere a disposizione qualsiasi struttura nel giro di 15 minuti. L’idea sta sempre facendo sempre più scalpore a livello globale per due motivi:

  • attuando questa strategia, il Pianeta ne risentirà positivamente in quando diminuiranno in maniera ingente gli spostamenti in macchina e quindi le emissioni di CO2. 
  • la fazione complottista crede che questa sia un’ulteriore formula per concentrare la popolazione in un’area specifica in modo da controllarla.

Lasciamoci alle spalle il secondo punto in quanto offre una chiave assai distorta della realtà e concentriamoci sul primo. In quale modo la città dei 15 minuti aiuta l’ambiente?

Città dei 15 minuti: cos’è e perché aiuta l’ambiente

Sembrerebbe un’idea innovativa ma in realtà non è così: le città prima della Seconda Guerra Mondiale risultavano assai più concentrate ed ogni cittadino poteva reperire ciò di cui aveva bisogno nel giro di pochissimo tempo. Le strade infatti non erano trafficate come oggi e tantomeno esistevano modelli di autoveicoli che potessero sfrecciare a 130 km\h. Dopo l’evento bellico però, abbiamo tutti assistito al cosiddetto “urban spawl”, ossia l’espansione urbana che fa derivare una crescita disordinata di quartieri e rioni. Roma, ad esempio, è il caso più calzante con questo concetto.

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Panorama di Roma ripreso dall’alto (foto da Canva) – Ecoo.it

La capitale italiana però non è l’unica città a riscontrare tale problematica. Se in un prossimo futuro, i centri abitati della penisola andassero ad adottare questo sistema, si andrebbero a ridurre le emissioni inquinanti prodotte dalle automobili in maniera vertiginosa. Si potrebbe infatti giungere ad ogni struttura desiderata a piedi oppure in bicicletta o con un monopattino elettrico. Ciò andrebbe inoltre ad impattare positivamente sull’umore dei cittadini in quanto il traffico stradale provoca ingente stress nei guidatori. Infine si ridurrebbero in modo esponenziali anche gli incidenti, tra cui quelli mortali.

Gli italiani e la proposta in questione

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Bandiera dell’Italia (foto da Canva) – Ecoo.it

Il progetto della città dei 15 minuti affascina assai il popolano italiano. Infatti secondo una recente ricerca condotta da Ipsos per Legambiente, ai nostri compaesani aggrada molto l’idea di accantonare moto ed auto e raggiungere qualsiasi posto a piedi. La maggioranza aderirebbe alla proposta. Al contempo però sono molti i dubbi: coloro che hanno sostenuto il sondaggio credono che la fattibilità di questo progetto sia fortemente utopistico e che si presenti più come uno slogan politico rispetto ad un’idea da sviluppare concretamente.