Arabia Saudita, The Line: sarà un progetto positivo o negativo?

L’Arabia Saudita ha ufficialmente presentato al mondo il progetto denominato The Line, una smart city che dovrebbe essere una soluzione ai problemi abitativi del Paese oppure trasformarsi in un’altra fonte di inquinamento

città verticale progetto
The Line (foto YT NEOM – Canva) – ecoo.it

Come si costruiscono le città? In realtà questa è una domanda che tante volte nessuno nella storia si è posto a meno di non dover pianificare da zero una serie di strutture e creare quindi tutta una città contemporaneamente. Quelle che oggi noi chiamiamo città sono infatti nate dal caso a partire dalla decisione di qualcuno di fermarsi in una determinata zona sfruttandone le risorse. Questa decisione ha poi attirato altre persone che a loro volta hanno avuto bisogno di costruzioni e così via.

Ma a quanto pare l’urbanistica contemporanea cerca di trovare una soluzione innovativa creando un nuovo modello di città. O almeno ne sono convinti i progettisti del gruppo NEOM, che è stato incaricato dal governo dell’Arabia Saudita di immaginare una nuova città che è diventata ora il futuristico progetto che va sotto il nome di The Line. Un nome che nasconde quello che è il principio scelto per la costruzione e la organizzazione urbana di questa realtà del futuro.

Come si fa una città? La risposta con The Line

Il gruppo NEOM ha pubblicamente mostrato a tutti la sua nuova idea di città mostrando come sia possibile trasformare la superficie occupata da 9 milioni di abitanti in una striscia da 34 km quadrati appena che si sviluppa in pratica come una sorta di lunga scatola in mezzo al deserto. La città verticale progettata per l’Arabia Saudita viene mostrata come un progetto costruito intorno alle persone e non intorno alle auto. Ovviamente il progetto viene presentato come avveniristico, a basso impatto ambientale e umano. Ma le domande sono moltissime. Una prima questione riguarda la presenza di luce naturale in quelli che diventerebbero gli strati inferiori della città e il modo in cui la popolazione potrebbe vivere in uno spazio così ristretto, chiusa tra due giganteschi grattacieli alti 500 metri e profondi 200.

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The Line (foto YT NEOM – Canva) – ecoo.it

La densità abitativa dovrebbe essere di 265 mila persone per chilometro quadrato, il che è dieci volte l’attuale densità abitativa dell’isola di Manhattan e quattro volte la densità abitativa di Manila. Interessante è la riflessione dello studio pubblicato su Nature nella sezione Urban Sustainability, uno studio che prende in considerazione proprio l’idea di creare una città lineare e la mette a confronto con un’altra struttura che è di certo molto più familiare: il cerchio. Perché, per quanto il progetto di design possa essere avveniristico, oltre al problema di trovarsi tutti così vicini c’è anche da considerare, per esempio, il tema dei trasporti pubblici: senza auto, decisamente un punto a favore per la città, le persone dovranno in qualche modo spostarsi lungo questi 170 km di struttura. Come faranno? E come faranno mantenendo bassa l’impronta ambientale?

Una città smart ma forse non una idea smart

Le città del domani, in tutti i progetti che via via stanno emergendo, hanno in comune l’idea di essere smart. Ciascun team di designer e progettisti declina poi l’idea dell’essere smart in modi diversi. Ma per quello che riguarda in particolare il progetto del team NEOM c’è proprio da tenere conto delle distanze che gli abitanti di The Line si dovrebbero trovare a percorrere ogni giorno. E il problema dei trasporti si lega anche al problema legato all’energia necessaria per muovere i trasporti e la tecnologia di sostegno. Da ultimo, un’altra riflessione interessante sullo studio pubblicato da Nature, c’è da tenere conto del fatto che si tratta di una struttura pensata per accogliere un numero prestabilito di persone e che se la città dovesse espandersi, cosa che organicamente le città fanno, diventerebbe più lunga o più alta ponendo tutta una serie di quesiti e domande che potrebbero non trovare una risposta soddisfacente, trasformando un progetto faraonico di sostenibilità in un gigantesco sperpero di denaro e di risorse.