Quando la tutela ambientale diventa un crimine: Greenpeace racconta la storia di Salvatore Barbera

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Chi è Salvatore Barbera? L’incipit sembra una delle recenti campagne social (dimostratesi un flop) a cura di uno dei primi partiti politici nazionali, e invece no. Salvatore Barbera (era) è un comune cittadino, con un lavoro stabile che viveva a Roma. Uno come noi, attento alla tutela ambientale e ai pericoli derivati dai cambiamenti climatici. Dal 6 dicembre, però, qualcosa è cambiato: la data non è casuale. Mentre si teneva a Durban la conferenza dell’Onu sul clima, infatti, Barbera partecipava a Roma ad una manifestazione pacifica proprio sul tema dell’attenzione all’ambiente.

A qualcuno, evidentemente, deve aver dato parecchio fastidio lo striscione “‘Il clima cambia la politica deve cambiare” e ha ben pensato di creare qualche problema a un semplice, comune, ragazzo. Salvatore Barbera, infatti, è tra gli attivisti dell’associazione per l’ambiente Greenpeace che è stato portato in commissariato e lì denunciato per manifestazione non autorizzata. Dopo dieci ore, gli è stato notificato il foglio di via. Cosa vuol dire? Vuol dire che come un mafioso, un criminale, o comunque un soggetto pericoloso, gli è caldamente consigliato di non mettere piede a Roma (città dove risiedeva e lavorava) per due anni. Pena l’arresto.
Tutto ciò, solo per aver sostenuto le ragioni di Greenpeace, le ragioni del Pianeta Terra e per essere andato contro le lobby e i poteri forti, che dell’impatto ambientale di ciò che fanno non gliene frega nulla.
L’associazione per l’ambiente a cui Barbera è vicino, però, non è rimasta con le mani in mano e ha organizzato questa interessante mobilitazione: siamo tutti banditi del clima, per difendere le ragioni di Salvatore e di chi, come lui, si batte ogni giorno per ridurre i mutamenti climatici e il correlato impatto ambientale.
photo: kapooka baby