Terremoto Emilia: l'offerta di una bioindustry canavese

Nuove scosse di terremoto in Emilia Romagna

A favore delle popolazioni colpite dal terremoto arriva il sostegno del Bioindustry Park del Canavese, un parco tecnologico di Colleretto Giacosa, che ha spiegato di voler aiutare le attività industriali gravemente colpite dal sisma in queste ultime settimane. Si parla in particolare delle industrie di Mirandola, una delle località più colpite dal terremoto in Emilia nel corso delle ultime settimane. Confindustria Canavese ha avanzato questa proposta per cercare di risollevare l’industria nell’area bloccata completamente dopo il disastro causato dal terremoto.

Spiega Paolo Billia, direttore dell’associazione degli industriali del Canavese: “Abbiamo segnalato la disponibilita’ di un certo numero di aziende locali e non, pronte a operare. Non stiamo proponendo delocalizzazioni, ma competenze temporanee. Abbiamo ad esempio le camere bianche, sterili, necessarie per montare le attrezzature sanitarie. Possiamo aiutare la produzione, naturalmente fornendola a prezzo di costo, scongiurando il pericolo per l’impresa emiliana di perdere la commessa“.
Quindi si parla di un sostegno nel settore biomedicale e non solo, visto che le associazioni vogliono aiutare anche le attività dal punto di vista della meccatronica e della meccanica. All’interno del sito ufficiale dell’associazione del Piemonte è stato attivato un modulo molto utile.
Attraverso questo strumento le aziende dell’Emilia potranno richiedere un intervento, descrivendo le proprie necessità, mentre le associazioni del Canavese potranno invece segnalare la disponibilità di mezzi e dipendenti per portare un aiuto concreto alle attività in difficoltà in Emilia.
Mille scosse da fine maggio
L’Italia continua a tremare, a causa di tante scosse di terremoto che si verificano nelle ultime settimane praticamente ovunque. Molte sono di intensità minima e per questo non vengono nemmeno sentite dalla popolazione, ma altre sono maggiormente rilevanti. Molte di queste scosse, la maggior parte, si sono verificate in Emilia Romagna, nelle zone maggiormente colpite dai terremoti nelle ultime settimane, ma altre hanno interessato anche altre aree del nostro Paese, come la Calabria. In totale da fine maggio ad oggi sono state mille le scosse di terremoto registrate dai sismografi in Italia.
Nella giornata di domenica un terremoto di 4.5 gradi della scala Richter è stato registrato nel Bellunese, ma non si tratta di scosse che possono essere collegate in qualche modo al sisma in Emilia. Lo spiega l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, tramite le parole di Franco Mele.
Mele ha affermato: “Come Ravenna nei giorni scorsi anche questo non si può collegare con l’area emiliana, pur avendo alla base la stessa causa scatenante, cioè la compressione esercitata verso Nord della placca africana che ha la sua lingua superiore nell’Adriatico“.
Nelle ultime 24 ore si sono registrati circa cento terremoti in tutta Italia. E non si parla solo dell’Emilia, considerando che delle scosse maggiori del secondo grado della scala Richter si sono verificate di frequente anche nell’area del Pollino in Calabria.
Spiega Mele: “Complessivamente a livello nazionale arriviamo a cogliere 12 mila terremoti all’anno anche se quelli superiori ai due gradi della scala Richter sono soltanto circa seicento. Quest’anno saranno sicuramente di più“.
Tutta la verità sullo stoccaggio del gas in Emilia
terremoto emilia stoccaggio gas
Lo stoccaggio del gas naturale è un’operazione indispensabile per il nostro Paese, dal momento che, contemporaneamente alla scoperta di nuovi siti per l’estrazione di questa fonte di energia, è utile avere delle riserve per l’approvvigionamento. Il più grande sito di stoccaggio in Italia è presente sotto il territorio di Minerbio, una località vicino a Finale Emilia, l’area in cui si sono registrate le scosse di terremoto nelle passate settimane. Ma qual è la correlazione tra i siti di stoccaggio del gas e il terremoto? C’è un collegamento tra i due aspetti?
Sono state molte le voci che hanno parlato di trivellazioni e di tecniche innovative utilizzate di nascosto nella zona, che avrebbero addirittura causato il sisma. In realtà questo non è vero. La vicenda è andata in questo modo: la società Ers voleva procedere alla realizzazione di un nuovo sito di stoccaggio del gas naturale nell’area di Rivara.
Era arrivata la valutazione d’impatto ambientale positiva, ma lo scorso 24 aprile la Regione Emilia aveva negato la possibilità di iniziare gli accertamenti, esprimendo parere negativo sul decreto dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente.
L’Ers aveva deciso comunque di iniziare gli accertamenti con le trivellazioni, vista la valutazione d’impatto ambientale positiva. Ma il terremoto del 20 maggio ha impedito l’inizio delle attività. Per questo alcuni hanno fatto delle ipotesi che coinvolgevano lo stoccaggio del gas nelle cause del sisma, comprese ipotesi di trivellazioni effettuate di nascosto o l’utilizzo di tecniche vietate in Italia.
L’area dell’Emilia Romagna è molto importante per il gas in Italia, dal momento che in questa zona convergono la rete italiana di distribuzione e di stoccaggio. Ma non c’è quindi alcuna correlazione con il sisma.
Si è innescato l’effetto domino
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Il terremoto in Emilia con le sue ultime scosse ha messo in evidenza come ormai la situazione prosegue senza tregua. Gli esperti stanno cercando di capirne di più sugli eventi sismici che stanno interessando il Nord Italia e sono giunti alla conclusione che si è innescato una sorta di effetto domino. In sostanza, spiegano gli esperti, il verificarsi di un terremoto può determinare una perturbazione anche nelle faglie vicine, provocando sismi differenti, ma che comunque sono relativi alla stessa struttura.
A spiegare il processo nei particolari è stato Warner Marzocchi, dirigente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il quale ha detto: “E’ una sorta di effetto domino: quando le faglie sono così vicine come nel sottosuolo emiliano, l’una può innescare l’altra e generare scosse di terremoto similmente intense.”
Quindi stiamo assistendo ad un fenomeno del genere, collegato alla struttura geologica del territorio emiliano. Ecco perché le scosse sismiche si ripetono continuamente.
Qualcuno ha sostenuto la tesi secondo la quale l’Italia a spaccarsi in due, ma Marzocchi rassicura su previsioni così catastrofiche: “Nessun terremoto dividerà repentinamente il nostro Paese. Se ragioniamo invece su scala geologica, ipotizzando cosa potrebbe succedere fra milioni di anni, possiamo ipotizzare addirittura che l’Italia non ci sarà più. Del resto anche l’Oceano Atlantico non c’era. Ritengo sbagliato quindi portare avanti queste ipotesi catastrofiste, e soprattutto infondate e fuori luogo, in un momento cosi delicato.”
Sull’Emilia Romagna l’esperto afferma che le scosse nella regione potrebbero ripetersi anche per qualche anno.
L’opinione dei geologi: “L’Italia sta ruotando”
La nuova scossa di stamattina in Emilia Romagna ha dato nuovo corso agli studi degli esperti. Il terremoto di Ravenna -avvenuto all’alba con una magnitudo di 4.5- fa pensare agli scienziati della terra ad una rotazione in senso antiorario. A dirlo è il dottor Stefano Gresta, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sostenendo dunque la tesi che si tratti di un movimento tettonico attivo già da milioni di anni e riconducibile al movimento della placca africana verso quella europeo. È per questo, dunque, che l’Italia si muove lentamente in senso antiorario, anche se eventi come quello di oggi spostano la terra di pochi centimetri.
La scossa avvenuta stamattina, però, è stata causata da una faglia differente rispetto a quella che ha provocato i terremoti del 20 e del 29 maggio, nonostante si tratti della medesima struttura geologica. Il terremoto di oggi potrebbe avere epicentro dal mare ed essere stato generato dall’attività dell’Appennino sepolto sotto la Pianura Padana, che invece spinge proprio verso questi territori. Il sismologo Francesco Mele spiega inoltre che questo sisma nasce proprio dalla struttura di Malalbergo-Ravenna, ovvero l’estremità più orientale dell’arco di Ferrara, e che i danni sono stati evitati perché l’epicentro era nell’area di mare e in profondità. L’energia, infatti viene progressivamente dispersa più ci si allontana dal punto nevralgico dove avviene il movimento, e questo ha consentito alla scossa di arrivare alla superficie con minore intensità. Inoltre, il terremoto di Ravenna di oggi è da considerarsi come un evento non strettamente correlato al terremoto dell’Emilia.
È dal 20 maggio che si studia l’andamento del terremoto
Gli studiosi stanno analizzando le recenti scosse in Emilia, cercando di capire qual è la tendenza del terremoto, in modo da creare dei veri e propri punti di riferimento. Il lavoro dei geofisici è comunque molto complicato, visto che si parla di una zona non molto chiara dal punto di vista sismico. Nel corso delle settimane però si è potuto realizzare un quadro delle caratteristiche generali del sisma in Emilia, anche alla luce della reazione del suolo alle violente scosse delle ultime settimane. Il 20 maggio si è verificata una scossa di magnitudo 5.9 a 6,3 chilometri di profondità.
L’epicentro è stato registrato tra Modena, Ferrara, Rovigo e Mantova. Il 29 maggio le altre scosse si sono verificate più ad ovest, e il fronte del terremoto si è allargato raggiungendo i cinquanta chilometri. Il 3 giugno, con l’ultima forte scossa, l’area colpita è stata sempre questa, ad ovest.
Sembra che ci siano quindi delle tendenze che fanno pensare ad un andamento verso occidente, ma gli studiosi spiegano che non è possibile sapere se altre eventuali scosse seguiranno sempre questa direzione, perché è impossibile effettuare delle previsioni.
Gli esperti spiegano che le scosse successive alla prima devono essere considerate la coda dell’evento sismico iniziale. Il 20 maggio, dopo centinaia di anni in cui l’energia si è accumulata nel sottosuolo, questa forza si è scatenata e ha causato la prima forte scossa.
Però in quel giorno la Terra non è riuscita a liberare tutta l’energia accumulata, causata dal movimento degli Appennini in direzione delle Alpi. Gli studiosi spiegano che se fosse accaduto un evento del genere, si sarebbe ottenuta una scossa molto più potente di quella registrata il 20 maggio.
Non è possibile dire se il fenomeno potrebbe proseguire per lungo tempo, perché ovviamente non si conosce la quantità esatta di energia che deve fuoriuscire, anche se si tratta di una quantità elevata, visto che nel corso delle settimane sono avvenute tantissime scosse, alcune delle quali molto violente, come quelle del 29 maggio e del 3 giugno.
Sono in totale 464 le stazioni digitali presenti in Italia che permettono all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di tenere sotto controllo il verificarsi dei fenomeni sismici, una rete chiamata “Ran”, “Rete accelerometrica nazionale”.

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