Petrolio risorsa esauribile? Un'indagine afferma il contrario

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Ci hanno sempre convinto del fatto che il petrolio fosse una risorsa naturale esauribile, oltre al fatto che uso e abuso hanno causato il tristemente noto inquinamento ambientale di cui siamo vittime. Ora c’è qualcuno che cerca di ribaltare completamente questi dati, ma la fonte non è delle più equilibrate sul tema. Si tratta infatti del presidente dell’Unione Petrolifera, il quale arriva a pronosticare la capacità del petrolio di soddisfare ancora il 90% delle necessità di rifornimento per la mobilità dei cittadini. Sempre dal suo punto di vista, le auto elettriche infatti non riusciranno a soddisfare le richieste di tutti.

È critico anche nei confronti dei biocarburanti De Vita, dicendo che non sapranno rispondere efficacemente alle richieste del mercato e che prenderanno una fetta del 2 o 4%, una percentuale davvero irrisoria rispetto al totale. Il presidente dell’Unione Petrolifera non sembra infatti turbato dal progresso tecnologico in termini di mobilità sostenibile ed energie alternative, dato che comunque la richiesta di petrolio è sempre crescente a causa anche della maggiore motorizzazione dei cosiddetti paesi emergenti.
È questa infatti un’altra delle sue considerazioni più importanti, cioè il fatto che il baricentro della produzione delle auto sia destinato a spostarsi sempre più verso Oriente, arrivando a pronosticare il fatto che le vendite entro il 2020 saranno maggiori nell’area non Ocse rispetto all’area Ocse. Dati importanti su cui riflettere, tenendo comunque in forte considerazione la fonte da cui provengono. Non è un caso, infatti, se De Vita continua a sottolineare che i combustibili fossili non sono affatto minacciati dalla crescita della green economy e dell’energia pulita, dato che secondo lui i flussi commerciali e di approvvigionamento sono non destinati a diminuire bensì solo a spostarsi e quindi a sviluppare nuove dinamiche.
Eppure tutto questo non basta. Non basta, infatti, a rassicurare il mercato italiano ed europeo soprattutto in termini occupazionali: si parla infatti di un vero e proprio allarme per l’ambito della raffinazione. Se erano 98 le raffinerie attive nell’Unione Europea nel 2009, ad oggi si registrano almeno sei realtà che hanno chiuso i battenti in Italia, nel Regno Unito, in Germania, Francia e Romania. Sono invece 13 quelle che sono state costrette a modificare il proprio asset proprietario, altre quattro che sono state messe riproposte nel mercato ma senza successo, cinque che sono state definitivamente considerate fallite. Chissà se questa crisi dell’ambito occupazionale del petrolio possa aiutare ulteriormente la green economy e la proposta di Clini degli incentivi per 60000 giovani esperti del settore.
photo: mayhem