Non tutti i pesci contengono mercurio: quali considerare

Prestare attenzione alla qualità degli alimenti e al loro effetto sull’organismo è importante. Il mercurio nel pesce è spesso fonte di preoccupazione: le tipologie a rischio

Pesce mercurio
Pesce (Pixabay)

L’alimentazione è una materia importante da porre in primo piano per la salvaguardia della salute. Un regime corretto permette infatti di sentirsi in equilibrio con il corpo, ma anche di beneficiare delle preziose proprietà conservate all’interno dei cibi. Nonostante la massima attenzione riposta sulle proprie scelte alimentari, in un programma studiato per il benessere, è possibile incorrere in qualche rischio. Evitare cibi considerati ad esempio cancerogeni, grassi e ad alto indice glicemico per contrastare l’insorgenza di patologie ad essi correlati potrebbe non essere sufficiente per godere di un’alimentazione sana.

La causa è l’inquinamento che sempre di più colpisce molti settori del commercio alimentare, dalla presenza di microplastiche a quella di fertilizzanti, con una conseguente crescita dell’economia biologica. Tra gli alimenti a rischio da contaminazioni ambientali, il pesce registra molte preoccupazioni da parte dei consumatori, a causa dei pericoli relativi al mercurio. Tuttavia vi sono solo alcune particolari specie ad essere particolarmente colpite da questo rischio: quali sono e i motivi che determinano questo aspetto.

Mercurio: pesci a rischio

Pesce mercurio
Tonno (Pixabay)

Il mercurio nel pesce rappresenta una preoccupazione in riferimento al tema dell’alimentazione sana. Nonostante sia particolarmente consigliato per le sue preziose qualità, l’apporto proteico e l’elevato contenuto di acidi grassi e Omega-3, purtroppo rappresenta un alimento a rischio contaminazione. Tuttavia si è diffusa la convinzione che generalmente il pesce sia inquinato da questo metallo, eliminando in alcuni casi in modo estremo il consumo di tale pietanza importante.

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La tossicità del mercurio è senza dubbio innegabile, con conseguenze specifiche sull’organismo, tanto da doverne limitare la presenza nel proprio regime alimentare in alcuni casi. In particolar modo per il sistema nervoso, costituendo un pericolo per i bambini, per donne in gravidanza e durante l’allattamento. Tuttavia l’impatto rilevante del metallo si registra solo in presenza di alti livelli, i quali possono caratterizzare solo alcune specie di pesce e non abbastanza da eliminarli dall’alimentazione. Sottoposti a rigidi controlli dalle normative europee e locali, esiste un limite imposto dalla legge oltre il quale non è possibile il commercio.

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Entro tali limiti, il pesce non rappresenta un rischio tale da rinunciarvi, piuttosto da limitare nella specifica tipologia. Consigliabile il consumo di tale alimento per tre giorni alla settimana, sarà sufficiente diversificare la qualità, senza eliminazioni. Quelle che presentano un maggiore rischio di contaminazione sono i pesci predatori di grossa taglia, in quanto ai vertici della catena alimentare, e quindi più portati ad accumularne. Tra questi si trovano lo squalo, il pesce spada e il tonno, dei quali basterà limitare il consumo.