Decisione storica dell’ONU: vivere in un ambiente sano è un diritto umano fondamentale

Venerdì scorso, 8 ottobre, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che non ha precedenti nella storia: vivere in un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile è un diritto umano fondamentale. Una decisione in grado di cambiare il modo in cui la lotta contro il cambiamento climatico viene portata avanti dagli attivisti di tutto il mondo, fornendo loro un valido supporto.

Dopo tre decenni di discussione, sono stati determinanti i voti favorevoli di 43 Paesi, Italia compresa, per approvare il testo proposto da Costa Rica, Maldive, Marocco, Slovenia e Svizzera. Un importante traguardo che però non ha goduto di un consenso unanime, vista l’astensione di Cina, India, Russia e Giappone.

Una svolta storica nella lotta per i diritti umani e dell’ambiente

Secondo David Boyd, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente, si tratta di una “svolta storica”, il giusto riconoscimento per l’impegno messo in campo negli ultimi trent’anni da parte della società civile e delle comunità, tra cui associazioni ambientaliste, ONG che si battono per i diritti umani, giovani, donne e popolazioni indigene. Infatti, il riconoscimento di questo diritto era sostenuto da 15 agenzie Onu e da giovani attivisti, gruppi imprenditoriali e più di 1.300 organizzazioni della società civile di tutto il mondo.

Il futuro del mondo sembra un po’ più luminoso oggi. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto per la prima volta che tutti, ovunque, hanno il diritto umano di vivere in un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile. Questo potrebbe generare un cambiamento importante nella vita di ognuno di noi, in un mondo in cui la crisi ambientale globale provoca più di 9 milioni di morti premature ogni anno. Innescherà cambiamenti costituzionali e leggi ambientali più forti, con implicazioni positive per la qualità dell’aria, l’acqua pulita, il suolo sano, il cibo prodotto in modo sostenibile, l’energia verde, il contrasto al cambiamento climatico, la tutela della biodiversità e l’uso di sostanze tossiche”, ha aggiunto Boyd manifestando tutto il suo ottimismo.

Uno sguardo al futuro, con un’attenzione particolare alla Cop26 di Glasgow

Diritto umano ambiente sano
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La risoluzione non sarà comunque vincolante e i 47 Paesi che appartengono al consiglio, tra i quali non figurano gli Stati Uniti, non saranno obbligati ad applicarla nel loro processo decisionale nazionale. Nonostante questo aspetto, secondo gli esperti questa decisione potrà comunque aiutare le associazioni e gli attivisti di tutto il mondo nella loro lotta contro le industrie inquinanti.

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Boyd ha colto l’occasione per rivolgere un appello ai leader mondiali che si incontreranno tra poche settimane nell’ambito della Cop26 di Glasgow, la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, e ha concluso precisando che “questa risoluzione è particolarmente importante per tutti i difensori dei diritti umani e dell’ambiente che lavorano, spesso correndo grandi rischi, per salvaguardare la terra, l’aria, l’acqua e gli ecosistemi da cui tutti dipendiamo. È anche di vitale importanza per le persone e per le comunità che subiscono in maniera sproporzionata gli impatti del degrado ambientale, comprese donne, bambini, indigeni e altre popolazioni potenzialmente vulnerabili ed emarginate. Esorto i governi a inserire il diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile nelle loro Costituzioni e legislazioni.”