Grazie ad un accordo commerciale stretto nel 1973 in occasione della costruzione del più grande terminal petrolifero d’Europa, il Sullom Voe, la situazione economica delle isole britanniche più settentrionali è sempre stata molto florida.
Queste isole ventose godono di una posizione invidiabile nel Mare del Nord, dove nel secolo scorso sono stati trovati importanti giacimenti petroliferi. Il Bacino delle Shetland Orientali si è rivelato uno dei giacimenti di petrolio più grandi d’Europa e l’oro nero estratto dalle sue profondità viene convogliato nel continente attraverso il Sullom Voe. Per trent’anni l’amministrazione locale ha goduto di introiti generosi, visto che per ogni barile di petrolio intascava le tasse. Il problema è che adesso sembra che le riserve stiano iniziando a scarseggiare.
Il futuro degli abitanti delle isole è investire nelle energie rinnovabili. Tanto che si sta valutando l’ipotesi di installare nelle Shetland il più grande parco eolico d’Europa, un progetto da 600MW che potrebbe fornire alla Scozia un quinto del suo fabbisogno energetico. Su un’area di 12.800 ettari verrebbero installate 150 turbine alte 145 metri ciascuna. Molti residenti stanno contestando la realizzazione di quest’opera faraonica perché andrebbe ad impattare moltissimo sul paesaggio delle colline delle Shetland senza contare gli effetti sul patrimonio naturalistico. La scelta tra la riduzione delle emissioni di gas serra (con la produzione di reddito) e la conservazione della natura spesso pone degli interrogativi la cui risposta è difficile.
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