Cosa hanno trovato in molti marchi di carta igienica

Attenzione alla carta igienica, la sua composizione non sempre è chiara e non sempre può garantire standard di sicurezza elevata

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Carta igienica (Foto Pixabay)

Che composti chimici, intesi come risultato di processi industriali di produzione, siano presenti in ogni prodotto usato quotidianamente è ormai acclarato. Che lo siano anche in prodotti di origine naturale lascia ben più perplessi e spinge ad ulteriori riflessioni. Molto attivo nel campo dell’informazione e della ricerca ambientale è in genere l’associazionismo statunitense.

Non di rado capita che siano passati al vaglio da tali gruppi (che agiscono in collaborazione con laboratori certificati dall’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti) prodotti comuni nelle case e utilizzati per l’igiene personale. Tra le ricerche condotte molto interessante quella sulla carta igienica. Portata avanti insieme a ENH.org (blog di informazione ambientale molto seguito e attendibile) lo studio ha dato risultati preoccupanti.

I risultati dell’analisi sulla composizione chimica della carta igienica

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Carta igienica (Foto Pixabay)

I test di laboratorio hanno controllato 17 marchi di carta igienica diffusi negli USA con tutte le tipologie presenti sul mercato (dalla carta basata sul legno riciclato, a quella da canna da zucchero, dal bambù, alla carta convenzionale).  Dei 17 marchi, 4 risultavano contaminati da fluoro, indicatore della presenza di PFAS (composti organici di sintesi del fluoro, ossia sostanze perfluoroalchiliche).

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In particolare delle 4 incriminate, 2 erano basate sul bambù, una su carta riciclata, l’ultima su polpa di legno convenzionale. Le quantità non troppo elevate, quindi derivanti dalla fase di imbalaggio o inavvertitamente da quella di produzione, indicano comunque un potenziale pericolo per la salute umana. Tra l’altro è emerso l’uso di composti derivanti dal petrolio per lo sbiancamento della carta.

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Il contatto continuo della pelle con composti PFAS è certamente pericoloso, anche se ancora difficilmente quantificabile. I PFAS hanno effetti sul sistema endocrino, essendo degli interferenti endocrini. Hanno conseguenze sulla crescita, sul comportamento e sulla fertilità. Favoriscono l’insorgenza di malattie del metabolismo, della tiroide, di tumori ai reni e ai testicoli. Gli effetti che si manifestano anni dopo l’esposizione a queste sostanze nocive.

La ricerca è preoccupante perché si aggiunge ad altre che testimoniano la presenza dei PFAS in molti altri oggetti d’uso quotidiano, dal vestiario ai trucchi, anche in versione green. Dunque un ulteriore motivo di preoccupazione per l’abuso della sintesi chimica nei prodotti d’uso quotidiani , purtroppo anche in quelli “naturali”.