Contro la deforestazione, rilascia semi da 6 mila piedi

Si sospetta possa essere stata un’altra operazione di greenwashing. Non è facile distinguere le imprese virtuose dalla speculazione sul green.

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Luigi Cani (Screenshot da Facebook Luigi Cani – Canva) – Ecoo.it

Si è lanciato nel vuoto ed ha germinato. Facciamo un passo indietro. La foresta amazzonica è considerata da sempre il polmone del mondo. Violato a più riprese. Con la conseguenza della perdita di habitat naturali per specie animali e popolazioni indigene. Salgado lo scorso anno ha dedicato un’intera mostra, portata in giro per tutto il mondo, dedicata all’Amazzonia. Da una parte le foto delle sue bellezze, con elementi come aria, pioggia, fiumi e foresta. Dall’altra i video delle lotte che gli indigeni hanno intrapreso contro il Governo brasiliano, specialmente si tempi di Bolsonaro.

Ora con Lula ci si augura si abbiano un po’ più di tutele. Ma purtroppo l’ampia distesa forestale è un bell’appeal per allevatori di bovini ed imprese coinvolte nelle attività estrattive di materie prime. Ed i militanti contro la deforestazione dell’Amazzonia spesso sono spariti del nulla, e di loro non si è più avuta traccia. Lo scorso anno è arrivata un’operazione allo scopo di riforestare quanto perduto da disboscamenti e roghi. Luigi Cani, esperto paracadutista, ha intrapreso una missione davvero esemplare.

La germinazione della foresta amazzonica

L’uomo ha la fama di paracadutista esperto, al punto da vincere per 11 volte il record mondiale. Lo scorso anno ha deciso di intraprendere una missione per aiutare l’Amazzonia a risollevarsi dalle sue tristi sorti. Grazie alla sua abilità di paracadutista, si è lanciato nel vuoto disperdendo 100 milioni di semi provenienti da piante autoctone dell’Amazzonia. Il 95% di queste specie è ad alto potenziale germinativo, per cui si suppone che la missione di rinfoltimento abbia avuto successo.

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Luigi Cani (Screenshot da Facebook Luigi Cani – Canva) – Ecoo.it

A detta di Luigi Cani l’operazione ha richiesto 12 giorni di intenso lavoro, più tutta una fase preparatoria piuttosto lunga che ha assistito ad ostacoli burocratici e varie peripezie per acquistare i semi ed i materiali. Ma alla fine ha compiuto quanto prestabilito. E si grida all’atto eroico, specialmente per il fatto che è stato compiuto a 6mila metri di altezza. Solo una persona con tale esperienza di movimenti ad altissima quota come Luigi Cani avrebbe potuto portare a termine la missione. Ma è davvero un gesto privo di qualunque scopo di lucro?

Il greenwashing è sempre dietro l’angolo

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Amazzonia (Foto da Canva) – Ecoo.it

Come diverse associazioni ambientaliste e riviste quali greenme.it hanno fatto notare, nonostante non sia affatto messo in discussione il pregio dell’opera, e anche l’abilità di Luigi Cani, c’è qualcosa che non torna esattamente. Basta sapere che alle spalle c’è l’investimento di Audi do Brasil e della BTG Pactual, banca legata agli investimenti sui fossili e sulla deforestazione dell’Amazzonia. E quella che sembrava una bella notizia finisce subito nel cestino del greenwashing.