Animali in via d’estinzione: li proteggiamo tutti o solo i più “belli”?

Se si pensa agli animali in via d’estinzione probabilmente la prima faccia che la memoria produce è quella del panda, carino e coccoloso. Ma come si dovrebbe decidere quali sono le specie in via d’estinzione che vanno a tutti i costi tutelate?

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Una suricata (foto daCanva – Ecoo.it)

La compilazione di quella che è considerata la lista delle specie a rischio estinzione porta, a seconda dei diversi punti di vista che si attuano, ad avere un numero elevatissimo di creature che rischiano di scomparire dalla memoria del pianeta. E a prescindere da quale numero si va a vedere, c’è chi conta un milione di specie e chi si ferma a 42 mila, non si può non rendersi conto che c’è il problema è che questo numero va affrontato.

Ma come affrontarlo? Nel 2007 è stato messo a punto un sistema di calcolo che dovrebbe decidere quali sono quelle specie a rischio e che quindi vale la pena cercare di salvare. Questo calcolo si chiama EDGE, una sigla che se sciolta significa “evolutionarily distinct and globally endangered”. Secondo il punto di vista di Ricky Gumbs, conservazionista presso la Zoological Society di Londra, anche il sistema EDGE andrebbe rivisto lasciando perdere tutte le possibili opinioni estetiche.

Animali in via d’estinzione, l’idea del nuovo EDGE

Il lavoro per produrre un nuovo sistema per calcolare la importanza e quindi il valore del mantenimento e della difesa di una specie animale piuttosto che un’altra è cominciato per Gumbs nel 2017. Lo scopo del nuovo EDGE 2, che è stato completato alla fine dell’anno scorso e annunciato a tutti qualche giorno fa attraverso la rivista specializzata PLOS Biology, è quello di dare un sistema per cui anche quelle specie il cui stato di conservazione non è noto un valore. “Ci sono molte specie là fuori di cui non si parla e che quando si impara a conoscerle sono altrettanto carismatiche e belle quanto quelle che conosciamo tutti” queste le parole di Gumbs per spiegare il suo lavoro con EDGE 2. Il nuovo sistema dovrebbe avere lo scopo effettivamente di trovare quegli animali che è possibile catalogare come distinti sul piano evolutivo.

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Panda (foto daCanva – Ecoo.it)

A spiegare come funziona e perché potrebbe essere interessante adottare il nuovo sistema EDGE 2 è anche Rafael Molina Venegas, professore di Biodiversità della Flora presso la Universidad Autónoma de Madrid. Molina Venegas spiega infatti che andando a guardare a tutte le specie viventi come singoli libri quelle che sono considerate distinti a livello evolutivo sono come volumi molto rari e che quindi vanno per questo conservati e protetti, soprattutto perché rappresentano un ramo della evoluzione che così rischia di andare perso.

Un nuovo concetto di biodiversità

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Opossum Pigmeo tra gli animali a rischio estinzione (foto daCanva – Ecoo.it)

Se il nuovo EDGE 2 prenderà piede nella comunità scientifica e ci porterà magari a non concentrarci solo sul panda, o su altre creature esteticamente valide, anche nella discussione tra comuni cittadini quello che dovrebbe venire è una maggior consapevolezza su quello che si intende per biodiversità e soprattutto sul ruolo che l’uomo come specie sta avendo sia nella riduzione del numero di specie esistenti sul pianeta sia nella loro conservazione. Ed è questo un discorso che non riguarda solo gl ianimali quanto anche le specie vegetali, alcune delle quali potrebbero rivelarsi specie molto preziose.