Terremoto Mirandola: la città di Pico in ginocchio [FOTO]

[galleria id=”1325″]A buon diritto Mirandola può rientrare fra le città più colpite dai due terremoti in Emilia. Le case e i monumenti sono distrutti, i capannoni sono crollati e gli sfollati sono a centinaia. Eppure la città si può considerare come un gioiello del Rinascimento, che fu la capitale della signoria dei Pico e diede origine ad uno degli umanisti più famosi del Quattrocento, Pico della Mirandola. La storia della città è variegata. Nel ‘500 dovette affrontare due assedi a causa delle ambizioni dei pontefici Giulio II e Giulio III.

Nel 1711 la città passa al dominio estense. Nella sua storia ci sono altre sciagure naturali. Nel 1714 infatti un fulmine ha fatto esplodere una polveriera e, insieme ad essa, anche il Castello dei Pico.
Tra i monumenti più importanti, che hanno subito dei danni a causa del terremoto, possiamo ricordare: l’oratorio della Madonna della Porta, il Duomo della Mirandola, che oggi è crollato interamente, la chiesa di San Francesco d’Assisi, la quale è stata distrutta quasi completamente a causa della torre campanaria che è crollata sopra la chiesa.
Per il tessuto economico locale si tratta di un vero allarme a causa del blocco delle attività di produzione. L’assessore Prandi ha fatto notare: “Questo non è un fatto locale, perché Emilia Romagna e Lombardia, entrambe colpite dal sisma, sono centri nevralgici della produzione e il riavvio è necessario, perché si traduce in occupazione, reddito e, ovviamente, consumi“.
Il sindaco di Mirandola ha fatto notare che se l’economia del paese non riparte, soprattutto per quanto riguarda il settore biomedicale, a soffrire saranno in tanti in tutta Italia.
Il terremoto a Mirandola ha messo veramente a rischio la produzione. Ci sono stati molti danni, perché varie ditte hanno subito delle lesioni alle costruzioni, per cui i dipendenti non possono ritornare a lavorare. Ormai appare chiaro che si farà ricorso alla cassa integrazione. Oltre alla paura delle scosse, la popolazione è quindi costretta ad affrontare il timore di poter perdere il lavoro. In ogni caso i cittadini hanno deciso di non abbandonare il territorio.
La popolazione si trova in aperta campagna. Alcuni hanno trovato rifugio nelle tendopoli, altri hanno invece deciso di prendere in affitto un camper, in modo da poter lasciare la casa. È anche vero che comunque da qualche giorno non si trovano più a disposizione dei camper da poter affittare.
Il paese è davvero in ginocchio. I negozi sono chiusi e non si possono effettuare nemmeno delle ricariche telefoniche. Anche se all’inizio i danni dovuti ai crolli non sembravano così visibili, adesso le macerie hanno riempito le strade del centro di Mirandola. Nelle strade si possono ritrovare i detriti caduti dai palazzi. Del Duomo è rimasta soltanto la facciata e il municipio ha perso alcuni pezzi.
Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica, punto di riferimento nel settore del biomedicale, ha detto: “Nell’area del terremoto ci sono circa 100 aziende con oltre cinque mila dipendenti. Abbiamo già fatto un primo sopralluogo stamattina, con cui abbiamo constatato che tutte le aziende hanno subito danni”.
Il 70% delle aziende, a causa dei danni riportati, ha dovuto sospendere l’attività lavorativa, mettendo a rischio un intero settore, molto importante per il territorio.
Il terremoto di oggi in Emilia Romagna ha determinato parecchi danni visibili, ma ci sono luoghi in cui in termini di distruzioni non si possono ravvisare danni pesanti, ma in cui tuttavia le conseguenze ci sono. È il caso di Mirandola, un paese dell’Emilia, che non si trova nei pressi dell’epicentro del sisma, ma che è in ginocchio lo stesso. Ad essere inagibili la sede del comune, le scuole, l’ospedale e il distretto del biomedicale.
Ecco che cosa ha detto il sindaco Maino Benatti: “Il distretto del biomedicale, sicuramente il primo in Italia per innovazione e ricerca di alta tecnologia, avrà grosse difficoltà a risollevarsi se non viene aiutato dal governo. Si fa presto a dire che in Emilia siamo bravi a cavarcela, ma questi sono stati danni enormi e da soli non ce la possiamo fare.”
I danni alla produzione sono ingenti: danneggiate le fabbriche, danneggiati i locali commerciali. Le scuole sono state chiuse a tempo indeterminato e adesso si pone il problema di dove gli studenti faranno gli esami. Una situazione davvero insostenibile.
Il tessuto produttivo è veramente a rischio, come lo sviluppo sostenibile di tutto il territorio. Anche se non ci sono state vittime e anche se non si sono verificati crolli particolarmente vistosi, Mirandola si trova in condizioni disastrate. Ecco perché gli esperti raccomandano di fare in fretta nel riprendere in mano la situazione, creando una forte intesa fra le istituzioni e le forze sociali.
Giuliana Gavioli, responsabile di Confindustria-Area Nord di Modena, ha dichiarato: “I danni per ora verificati del settore nei comuni di Mirandola, Cavezzo e Medolla sono tra i 4 e i 500 milioni, ma sono destinati a raddoppiare. Ma nessuno si è arreso davanti ai reparti chiusi, tutti a correre a cercare altri capannoni, qui chi si ferma è perduto. Se il biomedicale non va, non mangia più nessuno. Le nostre aziende fanno gare continue di fornitura per università e ospedali in tutt’Italia.”
Il terremoto non deve riuscire a scoraggiare una produzione del genere, che si rivela fondamentale per l’economia del territorio. Questo può accadere se da più fronti c’è l’intenzione di provvedere a dare gli aiuti necessari per risollevare le sorti di Mirandola. Mai come ora lo Stato deve dimostrare la sua presenza nel territorio di Modena per superare questo momento di crisi.