Tra gli animali mitologici gli unicorni sono forse quelli che più spesso popolano l’immaginario collettivo, soprattutto dei piccoli, ma un team di ricercatori australiani ha scoperto le prove che una sorta di unicorno è realmente esistito

Dai volumi miniati del Medioevo fino alle grandi saghe fantasy, il mito dell’unicorno continua a trovare estimatori in tutte le fasce d’età, con una predilezione soprattutto per i più piccoli. Si tratta in effetti di un animale che si presta bene a partecipare a cartoni animati e racconti per bambini. Ma come succede per tutto ciò che nel corso dei millenni si è trasformato in mito o in leggenda c’è sempre una qualche verità.
Per esempio gli unicorni come sono stati raccontati soprattutto nelle loro prime apparizioni medievali, sono sempre stati rappresentati con in possesso di un corno tortile in mezzo alla fronte. Un elemento che molti storici e antropologi fanno risalire al possibile ritrovamento di cadaveri e scheletri di narvalo sulle spiagge del Nord Europa. Ma forse c’è anche un altro animale che i nostri antenati hanno incontrato e che è stato ribattezzato il vero unicorno, che tra l’altro ci racconta cosa succede quando i cambiamenti climatici arrivano e non ci si può adattare.
L’unicorno che ha incontrato l’uomo e che è imparentato con i rinoceronti
Una creatura che, come buona parte di ciò che è vissuto nella preistoria, era di dimensioni veramente ragguardevoli e che si pensava si fosse estinta circa 100 mila anni fa. Una creatura oggetto di un nuovo studio molto recente che ha scoperto che quello che è stato ribattezzato unicorno siberiano è invece sopravvissuto fino a circa 39 mila anni fa. Una data di sparizione che mette questo animale nella stessa area temporale degli uomini di Neanderthal e dei primi homo sapiens.

L’aspetto di queste creature, con la fronte dominata da questo corno immenso, era molto simile a quello degli attuali rinoceronti con cui sono imparentate strettamente. E a far sparire questi rinoceronti giganteschi insieme agli altri rappresentanti di quella che viene definita megafauna, che comprende per esempio la tigre dai denti a sciabola e il mammut lanoso, sarebbero stati i cambiamenti climatici . Lo elasmotherium sibiricum, questo è il nome scientifico dell’unicorno siberiano, è sparito insieme all’habitat cui si era abituato portato via dall’ultima glaciazione.
Uomini come unicorni

La glaciazione che si è realizzata circa 35 mila anni fa non è certo stata causata dai comportamenti umani ma è stata il frutto di una serie di condizioni che si sono sommate tra loro. Condizioni climatiche che hanno trasformato per un periodo di tempo limitato ma sufficiente l’ambiente naturale in modo tale che alcune specie, tra cui proprio quelle appartenenti alla cosiddetta megafauna, non hanno potuto trovare più sostentamento a sufficienza e si sono quindi estinte. E c’è chi porta proprio l’esempio della grande glaciazione del Quaternario per cercare di distruggere le teorie sul riscaldamento globale e sul il ruolo che l’uomo ha nel modificare il clima. A riprova però del fatto che, a differenza di quanto successo nel Quaternario, i cambiamenti climatici che viviamo adesso sono in buona parte dovuti ai nostri comportamenti sconsiderati di almeno gli ultimi 100 anni, ci sono i numeri che ci dicono non che la temperatura del globo cambia, è naturale e fisiologico ed è quello che ha portato anche alla glaciazione, ma che sta cambiando in modo anomalo rispetto a quello che dovrebbe essere il suo ritmo e che questo cambiamento anomalo, che si sperimenta anche negli eventi atmosferici estremi, rischia di farci fare la fine degli unicorni siberiani con la speranza che prima o poi qualcuno racconti la nostra storia.