Terre di Lomellina: una passione bio e made in Italy [FOTO]

[galleria id=”2311″]
Non dobbiamo per forza percorrere centinaia di chilometri per trovare l’amore per la terra che pensavamo perduto con la grande commercializzazione. A volte basta scendere un po’ da Milano, arrivare vicino a Pavia, perdersi nei campi e trovare poi le Terre di Lomellina, un’azienda diretta da Rosalia Caimo Duc, che dopo una laurea in scienze agrarie, ha dato vita a una produzione bio di 80 ettari all’interno della Garzaia della Rinalda. Tanta passione, tenacia, e la voglia di sperimentare: sono queste le emozioni che si toccano con mano a passare una giornata tra queste terre, dove non si produce solo riso ma anche grano saraceno, farro, soia e fagiolo borlotto. La coltivazione biodinamica è quello che fa la differenza nei prodotti che vengono coltivati in questa zona del Sud Ovest della Lombardia. Ne abbiamo parlato proprio con la protagonista, che ci ha raccontato la sua impresa.
La prima domanda sorge spontanea: cosa differenzia l’agricoltura biodinamica da quella convenzionale? “Per migliorare la qualità del terreno, aumentandone la quantità di humus, e allo stesso tempo migliorare la qualità del raccolto, in biodinamica si utilizzano delle sostanze di origine naturale che vengono chiamate “preparati” – afferma Rosalia Caimo Duc di Terre di Lomellina – Ad esempio si usa il cornoletame il quale viene spruzzato sul suolo e ne aumenta il contenuto in humus, agendo di conseguenza sullo sviluppo radicale e sulla nutrizione della pianta. La flora batterica buona del suolo viene dunque incentivata nel suo sviluppo. A lungo andare l’utilizzo di queste sostanze migliora la qualità delle zolle, rendendo il terreno più friabile e quindi più fertile”.
Le tecniche per seminare il riso sono differenti: quella tradizionale prevede la semina sul terreno allagato mentre un’altra tecnica usata più di recente sui territori prevede la semina sul terreno asciutto e successiva inondazione su riso già nato. Questa è anche la pratica che adotta Rosalia sui suoi terreni.
Per Rosalia la sfida dei campi è stata proprio un salto nel vuoto, partita da una sua passione: “Non vengo da una famiglia di agricoltori e non nego che questo inizialmente abbia creato un po’ di diffidenza, ma, come si dice, “nessuno nasce imparato” e io non mi sono scoraggiata, provando e testando il terreno”. Il principio della biodinamica rovescia quello dell’agricoltura tradizionale: “Qui è la pianta stessa a cogliere le sostanze nutritive dal terreno e non viceversa come succede nell’agricoltura tradizionale, che vede la terra come uno strato quasi inerte nel quale apportare tutti i nutrienti per le piante. Noi aiutiamo la pianta a fare più radici e quindi la rendiamo più capace di assorbire gli elementi nutritivi” continua Rosalia “ci sono inoltre alcune tecniche quali il sovescio che utilizzano la decomposizione attuata in modo specifico delle piante di colture intercalari che vanno a costituire nutrimento per le colture successive. Ad esempio durante l’ultima raccolta del fagiolo borlotto ho lasciato crescere nel terreno i semi sfuggiti alla trebbiatura. Le piante cresciute da questi ultimi aiuteranno a concimare il terreno per l’anno prossimo”.
Non sono scelte facili da fare: “Ho cominciato nel 2001, non sapevo nulla di terra e sono partita con l’agricoltura tradizionale, con un contoterzista, che con i suoi mezzi e i suoi operai coltivava i terreni. Cominciai a fare degli esperimenti perché già allora non riuscivo a vedere le piante come “un malato” che necessita di questa o quella medicina, ma senza le quali i vecchi agricoltori mi ripetevano “non cresce nulla”. La Terra è stata vista storicamente come luogo di sfruttamento per accumulare denaro nelle mani di coloro che detenevano il potere, soprattutto per finanziare guerre. Ora invece sta crescendo la consapevolezza che la Terra è una risorsa e che dei suoi frutti possiamo goderne tutti. Della Terra abbiamo pertanto anche la responsabilità in quanto essere vivente. Fare agricoltura rispettandola è più difficile perché richiede più manodopera, più tempestività e più esperienza, e ogni errore lo paghi subito, dall’altra parte avremo assolutamente più soddisfazione. In agricoltura biodinamica infatti possono essere utilizzate delle sinergie che permettono di contrastare la nascita delle erbe infestanti. Ad esempio coltivare una leguminosa insieme a un cereale permette alla prima di sfruttare l’azione coprente del secondo. Se si coltivasse la leguminosa da sola si dovrebbe intervenire per togliere le erbe infestanti” racconta Rosalia.
Per la distribuzione? “Le aziende biologiche e biodinamiche necessitano di una forte valorizzazione dei loro prodotti. Su questo l’apporto di Ecor e del suo canale distributivo è importante perché garantisce prezzi stabili alle aziende di produzione e mette a punto assieme a loro il giusto prezzo. Alla base di questa sinergia ci sono degli intenti comuni: la tutela dell’ambiente, il mantenimento della fertilità della terra e il rispetto dell’uomo” conclude.