Rocce di plastica, in Brasile minacciano gli animali marini

L’inquinamento umano minaccia non solo la flora del nostro pianeta ma anche gli animali che vi vivono, come quelli marini oggi minacciati da rocce di plastica.

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Brasile, comparse intere rocce di plastica (canva-ecoo.it)

L’impatto devastante dell’inquinamento è ormai visibile agli occhi di tutti. Le sue conseguenze sono ormai tangibili ed è impossibile girarsi dall’altra parte. Eventi climatici sempre più violenti, rifiuti che popolano intere città e quartieri, l’estinzione di molte specie animali e vegetali, lo scioglimento dei ghiacciai, la scarsità di combustibili e molto altro sono solo le conseguenze visibili ad occhio nudo, ma in fondo ai nostri mari, accade qualcosa di peggiore.

L’inquinamento marino è qualcosa che sentiamo spesso nei notiziari e online, ma molte persone non immaginano gli effetti che questo ha sugli animali che popolano i nostri mari. In Brasile si è arrivati ad una scoperta che mette in serio pericolo tutti gli animali e che dimostra come si sia arrivati ad un punto di non ritorno. Enormi quantità di rocce ormai fuse con la plastica si riversano ogni giorno sulle spiagge brasiliane.

Punto di non ritorno per i nostri mari

La plastica è di certo il male peggiore che poteva arrivare nei nostri mari. Con il tempo questo materiale in apparenza così forte si sgretola in milioni di piccoli pezzi formando quelle che comunemente chiamiamo microplastiche. Queste vengono ingerite dai pesci che dopo un lungo processo, spesso di pesca aggressiva, arrivano sulle nostre tavole finendo direttamente nel nostro organismo. Questi residui plastici vengono ingeriti non solo dai pesci ma anche da animali che fanno parte della fauna marina protetta, tra cui le testuggini e tartarughe marine. Spesso questi detriti trovano una casa tra le narici di questi delicati animali, conducendoli lentamente alla morte.

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Fauna marina a rischio a causa delle rocce di plastica (canva-ecoo.it)

Un destino che nessun animale o altro essere vivente dovrebbe subire, ma i governi di tutto il mondo sembrano essere sempre più presi da risollevare le economie dei propri paesi piuttosto che occuparsi di un problema che con molta probabilità potrà condurci presto all’estinzione. Le quantità di plastica presenti nei nostri mari sono sempre maggiori fino a creare delle vere e proprie isole di rifiuti, come la più grande posizionata nell’oceano pacifico, la Great Pacific Garbage Patch, nota come la grande zona pacifica di rifiuti. Le correnti che si incontrano in quel punto hanno mano a mano assemblato tonnellate di plastica e rifiuti fino a creare un ammasso di plastica pari a 80.000 tonnellate. È facile capire come questo ammasso di plastica produca microplastiche continuamente disperdendole in mare aperto.

Rocce di plastica sulle spiagge del Brasile

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Mare sempre più inquinato (canva-ecoo.it)

Basta fare una passeggiata lungo le spiagge di Trindade per imbattersi in qualcosa di inquietante. Tra i granelli di sabbia e rocce vulcaniche è possibile trovare qualcosa che a primo impatto ricorderebbe delle conchiglie e coralli marini. La verità è che queste rocce così affascinanti non sono altro che pietre fuse con la plastica. Plastica che, non solo, dal mare si riversa sulle spiagge ma che proviene con molta probabilità dall’abbandono costante di rifiuti. Questi con il calore si fondono alla roccia e con il tempo formano questo fenomeno chiamato appunto plastistones. Il danno alla biodiversità è imponente poiché queste spiagge ospitano numerose specie animali tra cui le tartarughe verdi. Il rischio crescente è che queste rocce di plastica con il tempo possano ritornare in mare, deteriorando ancora di più il delicato e fragile equilibrio dell’ecosistema marino.