Parchi nazionali italiani a rischio chiusura

[galleria id=”343″]La notizia ha dell’incredibile: se nessuna politica governativa si opporrà alla Legge su sviluppo e semplificazione, il 31 ottobre la maggior parte dei piccoli parchi italiani verrà chiusa e inglobata dagli enti superiori.

I decreti per la chiusura dei parchi minori sono stati varati la scorsa estate, inclusi nella suddetta Legge su sviluppo e semplificazione, e non promettono nulla di buono: infatti, se così fosse tutti gli enti pubblici non economici con meno di 50 dipendenti dovranno dire addio alla propria autonomia a partire dal 31 ottobre (salvo rientro richiesto esplicitamente dal Governo, che ancora non è arrivato). Tra questi, i parchi naturali, per l’appunto.
 
I parchi nazionali italiani, tra maggiori e minori, sono complessivamente 23. Analizzando quelli con un numero di dipendenti superiore a 50, se ne ricavano davvero pochi ovvero i più noti: il Parco Nazionale d’Abruzzo, il Gran Paradiso, lo Stelvio, il Pollino e -forse- la Maiella-Gran Sasso. Tutti gli altri, invece, come da enunciazione della legge 113 perderebbero il potere di autonomia decisionale e verrebbero incorporati ad enti superiori (personale incluso).
 
Tutto questo per ottenere quali benefici? Ditemelo voi, visto che il risparmio Statale per l’indennità di presidenti, vice-presidenti e gettoni di presenza dei consiglieri di amministrazione ammonta a 60 euro (lordi). Una vera sciocchezza, comparato alla perdita dell’identità di ogni singolo piccolo patrimonio naturalistico. Come recita un detto popolare, “è più la spesa che l’impresa“, ed è proprio il caso di dirlo. Perchè dal momento che i parchi minori vengono inglobati in realtà più estese, avviene anche un travaso delle gestioni ai centri decisionali che hanno già altre faccende a cui pensare. Per non parlare poi delle ostiche trafile burocratiche che ne comporterebbero. Altrochè “semplificazione“!
 
Immagini tratte da:
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