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Alimentazione

Microplastiche nei cibi che mangiamo: come ci arrivano

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La notevole presenza di microplastiche nell’ambiente sta diventando un vero e proprio rischio per la salute dell’uomo: come arrivano nelle tavole

microplastiche nei cibi
Fragole (Pixabay)

Le microplastiche sono delle piccole particelle di plastica che inquinano i mari e gli oceani. Il loro nome è legato alle loro dimensioni molto piccole dal diametro compreso tra i 330 micrometri e i 5 millimetri. Moltissimi studi hanno evidenziato la pericolosità di questi organismi sia per la salute dell’uomo che per l’ambiente. In particolare, a pagarne maggiormente le spese sono gli habitat marini ed acquatici.

Questo accade perché la plastica si discioglie impiegandoci diversi anni e fino a che ciò non avviene, queste vengono accumulate e ingerite nel corpo e nei tessuti di molti organismi che vivono negli oceani. Negli habitat marini la plastica si accumula sotto forma di: sacchetti, piccole sfere, materiale da imballaggio, rivestimenti da costruzione, recipienti, polistirolo, nastri e attrezzi per la pesca.

Le conseguenze delle microplastiche nei cibi: come avviene la contaminazione

Verdura (Pixabay)

Una volta che le microplastiche finiscono in mare vengono ingerite dalla fauna come ad esempio plancton, invertebrati, pesci, gabbiani, squali e balene. Tutto questo provoca addirittura una modificazione della catena alimentare. Tra l’altro, questo inquinante può interferire con il sistema endocrino umano al punto tale da produrre delle alterazioni genetiche.

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Inoltre, una piccola parte delle specie marine che giungono sulle tavole contengono microplastiche. Un recente studio dell’University of Eastern Finland ha cercato di analizzare come le microplastiche vengano assorbite anche dalle piante e poi trasferite ad altri esseri viventi. Dunque, i ricercatori hanno esposto della lattuga alla contaminazione da nanoplastiche, la verdura in questione è stata, poi, servita a delle larve di mosca soldato nera. Dopo cinque giorni di alimentazione con lattuga, gli insetti sono diventati nutrimento di pesci per altri cinque giorni.

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L’obiettivo è quello di capire in che modo avviene la contaminazione della catena alimentare. I ricercatori hanno evidenziato come, sia gli insetti che i pesci, siano stati contaminati dalle nanoplastiche. Dunque, se si scoprisse che tali dati siano applicabili anche alle altre piante e colture, questo rappresenterebbe decisamente un potenziale rischio per la salute degli erbivori e dell’uomo. 

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