Insalata in busta, è davvero sicuro mangiarla? Scopriamo la verità sull’argomento, anche a fronte dei recenti ritiri di lotti avvenuti in Italia.
È allarme insalata. In Italia, solo nelle scorse ore, il Ministero della Salute ha imposto il ritiro dai supermercati di diversi lotti di insalata prodotti da svariati marchi. La motivazione, come spiega il comunicato ufficiale giunto da Roma, è il riscontro della “non conformità di alcuni lotti di insalata in commercio in diversi punti vendita sul territorio italiano, da Sigma a Eurospin“.
Nella fattispecie, le marche di insalata in busta ritirate dal commercio sono andate incontro a controlli che ne hanno messo in evidenza la presenza di Listeria monocytogenes. Si tratta di una tipologia di batterio che, laddove ingerita, rischia di provocare un’infezione con sintomi simili a quelli causati da una gastroenterite.
A fronte di quanto recentemente accaduto, la domanda non può non sorgere spontanea: è sicuro mangiare l’insalata che ci viene consegnata già impacchettata nelle buste? Oppure sarebbe meglio toglierci questa abitudine, preferendo l’acquisto di insalata sfusa, o magari di quella consegnataci direttamente dal nostro produttore di fiducia? Scopriamolo.
Insalata in busta, se la mangi corri dei rischi? Ti sveliamo la verità
Il recente ritiro di numerosi marchi di insalata in busta dai supermercati ha posto in allarme i consumatori italiani. Questo prodotto così inflazionato è davvero sicuro, o il rischio di contrarre un’infezione da Listeria monocytogenes c’è davvero?
Non si tratta della prima volta, d’altro canto, che vengono mosse critiche all’insalata confezionata, che viene comunemente ritenuta di bassa qualità. I continui lavaggi a cui essa viene sottoposta, nonché le modalità stesse con cui questi lavaggi vengono effettuati, a detta di molti, andrebbero a compromettere la salubrità del prodotto finale.
In realtà, se l’insalata confezionata è andata incontro a tutti i processi previsti dal protocollo di legge, non c’è ragione di temere che essa non sia sicura per l’organismo. Laddove le normative vigenti vengano rispettate alla lettera, il prodotto confezionato che andremmo ad acquistare al supermercato sarebbe sano tanto quanto quello sfuso, magari acquistato dall’ortofrutta vicino casa.
Neanche il cloro deve essere temuto quando si tratta di insalata. La presenza di cloro, adoperato per il lavaggio industriale del prodotto, viene infatti scongiurata dai controlli regolari svolti non solo dall’azienda produttrice, ma anche da organizzazioni come Altroconsumo.
Cos’è la Listeria monocytogenes, e quali sintomi procura
Mi Mordi (iceberg 200 g), Selex – cuori di lattuga, Il Castello (iceberg 250 g), Ciro Amodio – i freschi (iceberg 250 g): questi sono solamente alcuni dei marchi recentemente ritirati dal commercio, poiché in essi è stato trovato riscontro della presenza del batterio Listeria monocytogenes.
Quali sono i rischi a cui si va incontro nel caso in cui si contragga l’infezione? I sintomi, che in genere si sviluppano entro 24 ore, sono riconducibili a quelli di una gastroenterite: febbre, nausea, vomito, dissenteria e dolori muscolari, come riporta Sky Tg24.
Nei casi più gravi, la listeriosi porta con sé conseguenze come meningite, meningoencefalite e sepsi. Quanto ai soggetti a rischio, quelli da monitorare maggiormente sono i neonati, gli anziati e i più fragili, ovvero persone che posseggono già altre patologie, quali quelle connesse al sistema immunitario.