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I lockdown hanno giovato alla fauna selvatica metropolitana: un luogo comune?

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Le restrizioni per prevenire il contagio da Covid hanno fatto sì che per lunghi periodi le città cambiassero la loro morfologia. Le conseguenza sulla fauna selvatica

fauna selvatica lockdown città
Piccione lockdown (Foto Unsplash)

La città è il luogo della convivenza per eccellenza, dove sperimentare diverse forme di collaborazione e tolleranza reciproca. E questo non avviene solo tra esseri umani, ma anche tra uomo e natura. In particolare tra uomo e fauna. Gli animali che abitano le città generalmente mettono in atto le proprie consuetudini dipendentemente da quelle umane. Ad esempio gli uccelli affollano le città se c’è la possibilità di ricavare molto cibo. Testimone di questo comportamento l’invasione dei gabbiani nelle città italiane durante gli ultimi anni. Il motivo? La maggior presenza di rifiuti per le strade, e la mancanza di nemici. In precedenza i gabbiani erano animali che si potevano ammirare principalmente nelle località marittime. Ed ora regnano incontrastati nelle metropoli.

I lockdown hanno portato ad un cambiamento ed a un diverso adattamento della natura allo spazio urbano. Le città vuote hanno fatto sì che gli uccelli in particolare si riprendessero piano piano i propri spazi. Anche i parchi chiusi per le restrizioni anti – Covid sono diventati appannaggio esclusivo della flora e della fauna. E questo da una parte ha manifestato come la natura si riappropria facilmente di se stessa, dall’altra ha rimesso in discussione equilibri pregressi.

Fauna selvatica e lockdown: cosa emerge dagli studi

Fauna selvatica (Foto Unsplash)

Alcuni uccelli hanno avuto una positiva reazione ai lockdown, altri meno. Come emerge da uno studio canadese, guidato da Miyako Warrington, ci si rende conto che: “anche specie comuni come il merlo, la cinciarella e il pettirosso europeo hanno cambiato i loro comportamenti di fronte al cambiamento dell’attività umana. Ad esempio, cinciarelle, pettirossi e merli sono stati tutti rilevati in minor numero quando gli esseri umani trascorrevano più tempo a casa, forse perché le persone trascorrevano più tempo nei loro giardini, rendendo questi spazi verdi meno accoglienti per gli uccelli. Tuttavia, alcune specie che frequantano le mangiatoie per giardini sembrano aver beneficiato del lockdown, in particolare specie “esuberanti” come i cardellini europei, ai quali potrebbero non dispiacere condividere i loro cortili con gli umani e i loro animali domestici (almeno quelli amichevoli)”.

Sostanzialmente lo studio dimostra ciò che è sostenuto in cima all’articolo. L’attività umana manovra anche inconsapevolmente quella della fauna delle città. Per cui l’uomo deve stare molto attento agli equilibri preesistenti ma allo stesso fragili con le specie animali con cui convive.

Giulia Borraccino

Sono nata e cresciuta a Roma. Laureata in Comunicazione con specializzazione in semiotica testuale, nel tempo mi sono appassionata all'approfondimento dei temi ambientalisti ed al giornalismo d'inchiesta. Amo l'arte in tutte le sue sfaccettature.

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