Gaza, due neonati morti di freddo: dopo le bombe, anche il maltempo

Un secondo neonato palestinese è morto a causa del freddo estremo mentre una violenta tempesta continua ad abbattersi su Gaza, aggravando le già terribili condizioni delle famiglie sfollate che vivono in tende improvvisate.

Una nuova tragedia ha colpito la popolazione di Gaza: un secondo neonato palestinese è morto per il freddo intenso che accompagna la violenta ondata di maltempo sulla Striscia. Le tempeste invernali stanno aggravando una situazione già drammatica per le migliaia di famiglie costrette a vivere in tende improvvisate, facilmente distrutte da piogge torrenziali, vento e temperature gelide. Numerosi rifugi sono stati allagati o crollati, provocando ulteriori vittime tra gli sfollati.

Il deterioramento delle condizioni umanitarie si inserisce in un contesto di devastazione che, secondo il Ministero della Salute di Gaza, dal 7 ottobre 2023 ha già provocato oltre 70mila morti e più di 170.000 feriti, in gran parte donne e bambini. La notizia del secondo decesso di un neonato a Gaza è stata data poco fa dal portale Palestine Chronicle, che ricorda anche come questo sia il giorno 798 dall’inizio del conflitto e come la tregua sia fragile e tutt’altro che rispettata.

La situazione maltempo a Gaza e le nuove mosse di Israele

Stando a quanto riportano dai giornalisti e reporter che si trovano nella zona, le ultime tempeste delle scorse ore hanno causato il cedimento di edifici e ripari di fortuna in diverse zone, uccidendo almeno sette persone, mentre nel nord della Striscia il crollo di una casa che ospitava sfollati ha provocato altre vittime. Le équipe mediche locali denunciano un aumento dei decessi dovuti all’esposizione al freddo, soprattutto tra i più piccoli.

Mentre l’emergenza umanitaria si intensifica, sul piano politico cresce la tensione: diversi ministri israeliani hanno sostenuto la proposta di svolgere una cerimonia di alzabandiera a Gaza durante Hanukkah, un’iniziativa promossa da gruppi della destra radicale che chiedono l’annessione immediata dell’enclave palestinese. Allo stesso tempo, un nuovo rapporto delle Nazioni Unite avverte che il 2025 ha registrato la più ampia espansione degli insediamenti israeliani.

Tensione tra Usa e Israele, mentre Hamas respinge le accuse delle ong

Anche le relazioni tra Israele e Stati Uniti restano tese: secondo fonti israeliane, Washington starebbe sollecitando il governo di Netanyahu ad assumersi l’onere della rimozione delle enormi quantità di macerie accumulate nella Striscia, stimate dal Comando Centrale USA in circa 60 milioni di tonnellate. Parallelamente, gli Stati Uniti hanno ampliato il Centro di Coordinamento internazionale per Gaza, coinvolgendo decine di paesi e organizzazioni.

In ultimo, sul fronte delle organizzazioni internazionali chiamate a monitorare quanto accade, c’è uno scontro che coinvolge Hamas: l’organizzazione politica e militare che controlla la Striscia di Gaza ha respinto un recente rapporto di Amnesty International che lo accusa di crimini contro l’umanità, definendolo parziale e basato su informazioni provenienti da Israele, e chiedendone la revisione, a sostegno del proprio diritto a difendersi.