La luce del sole può rendere la plastica invisibile nell’oceano, ecco per quale motivo e in che modo e che conseguenze ha

La componente ultravioletta della luce solare può degradare in modo lento la plastica che inquina gli oceani riducendola in frammenti più piccoli che poi vanno a fondo. Gli oceani del nostro pianeta contengono oltre 150 milioni di tonnellate di plastica a cui ogni anno poi aggiungiamo una quantità che è compresa che è di 5/13 milioni di tonnellate.
Si tratta di un’emergenza conclamata di cui si parla da anni perché causa moltissimi problemi alla vita marina e anche alla salute umana di conseguenza e al clima. Gli scienziati continuano a studiare in che modo la plastica ha impatto sull’ambiente e come si può fare ad eliminarla. A quanto pare gli esperti hanno scoperto che il sole ha un grande effetto sull’inquinamento della plastica.
Come fa il sole ad avere un effetto sull’inquinamento della plastica
Gli scienziati stanno analizzando da anni l’inquinamento dei mari da parte della plastica e hanno capito che la parte ultravioletta della radiazione solare è capace di sminuzzare la plastica e microplastica in frammenti ancora più piccoli. Si tratta della nanoplastica che si distribuisce per tutta l’altezza della colonna d’acqua, sparendo dalla superficie.
Il 2% della plastica visibile, quella che galleggia sparisce dalla superficie del mare ogni anno a causa proprio della luce del Sole. Sembra poco ma in realtà con il passare degli anni la quantità inizia a diventare consistente. I dati raccolti indicano che la luce solare potrebbe aver degradato una quantità importante di tutta la plastica galleggiante che è stata riversata negli oceani a partire dagli anni ’50.
Alcuni studi ci aiutano a comprendere questo paradosso della plastica mancante. Sono state prodotte 9 miliardi di tonnellate di plastica in questi anni e questa quantità solo una piccola parte è stata riciclate o p stata incenerita.
La maggior parte è finita nella discarica oppure nei fiumi e mari, dove gli agenti naturali come le radiazioni solari l’hanno poi sminuzzata in frammenti sempre più piccoli. Questa frantumazione e dispersione continua fa in modo che la plastica in acqua sia difficile da rintracciare e può anche scomparire.
Chiaramente nulla scompare, infatti un gruppo di ricercatori ha perlustrato le profondità dell’oceano Atlantico e hanno scoperto che le microplastiche si distribuiscono in modo omogeneo ovunque nelle profondità dell’acqua. Sono quindi tutte lì anche se sono difficili da vedere.
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I ricercatori hanno compreso poi che la luce solare ha un effetto su queste microplastiche che spariscono perché in pratica la luce attiva il processo di degradazione. Quindi la maggior parte si frammenta in pezzi più piccoli che poi sono le nanoplastiche, una parte di queste poi viene attaccata e degradata dai batteri e un’altra si converte in anidride carbonica. Quindi mettendo insieme i dati il risultato è che la luce solare potrebbe di fatto aver trasformato circa un quindi di tutta la plastica galleggiante nell’oceano.