Terremoto a Roma: è colpa delle attività vulcaniche

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Il terremoto a Roma si è nettamente sentito in città e in perifieria: la scossa, di magnitudo 3.5 della scala Richtel, ha avuto epicentro tra Montecompatri e Monte Porzio Catone. Molte persone nella zona dei Castelli Romani e dell’Eur sono uscite da case e ufficio intorno alle ore 17.13 e si sono recate in strada. Subito dopo sono partite le telefonate alla Protezione Civile, che hanno confermato che al momento non risultano danni né a cose né a persone.

A parlare di quanto è successo sono anche in questo caso gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica, i quali hanno dichiarato che la scossa ha avuto una profondità di 10 chilometri, seguita poi da una scossa di magnitudo di minore entità, 1,6, intorno alle ore sei e un quarto. Gli esperti stanno studiando le cause del fenomeno e il suo sviluppo: in questa fase così delicata non è possibile escludere alcunché. Potrebbe sicuramente trattarsi di un episodio isolato, in piena compatibilità con la storia del territorio locale, ma non è possibile escludere ad oggi uno sciame sismico.
Dall’Istituto Nazionale di Geovulcanologia fanno sapere che le scosse, dal loro punto di vista, sono correlate ad alcune attività vulcaniche di bassa entità che caratterizzano i colli Albani: l’epicentro, infatti, è stato registrato proprio a pochi chilometri più a nord dei laghi, zona spesso luogo di queste scosse deboli, di magnitudo inferiore a 5, anche se l’ultimo terremoto registrato nell’area è stato tra il 1989 e il 1990.
I dati a disposizione degli esperti ci dicono che negli ultimi 300 anni ci sono state attività sismiche di questa portata seguite però a lunghi periodi di quiescenza: i movimenti hanno iniziato a svilupparsi 500000 anni fa, ma questo potrebbe non consolare i romani che hanno temuto per la loro incolumità in quei minuti. Il recente terremoto in Emilia e il precedente, devastante, terremoto a L’Aquila non sono precedenti confortati per chi si trova nella situazione nella quale la terra trema e si può solo mettersi al riparo, ed aspettare che passi.
photo: ludik