Yellowstone, USA: la storia della lupa Spitfire, veloce ma non abbastanza

“In bocca al lupo!” Per salutare il lancio del nostro nuovo Ecoo, non ci viene in mente auspicio migliore di questo, un augurio che siamo abituati a sentire e a ripetere, forse senza pensare troppo a cosa davvero voglia significare. Tra le diverse possibili spiegazioni, quella che ci piace di più fa riferimento al comportamento di mamma lupa, che nelle varie fasi di accudimento dei propri cuccioli, se deve spostarli in luogo sicuro o radunarli perché si sono allontanati troppo, li raccoglie sollevandoli con la bocca per la collottola. Un’azione, quindi, volta a preservare la sicurezza dei lupacchiotti.

Ecco perché, in queste prime fasi di vita del nuovo Ecoo, vorremmo raccontarvi una storia di lupi, anche se piuttosto diversa da quelle che si raccontano ai bambini. Non è una storia allegra e un lieto fine è ben lungi dall’essere scritto, ma il senso del nostro rinnovato impegno a scrivere di ambiente consiste anche in questo, raccontare l’insensatezza delle azioni umane quando costituiscono atti di violenza contro la natura e le altre specie viventi.

Poco più di un anno fa il New York Times annunciava l’abbattimento ad opera di un cacciatore di una delle star indiscusse del parco americano di Yellowstone, Spitfire, una bellissima lupa di 7 anni d’età dal mantello nero e screziature argentate sul muso (la vedete nell’immagine quassù). Spitfire (926F per i biologi del parco) era la femmina alfa del branco di Lamar Canyon della Lamar Valley, una delle zone più frequentate di Yellowstone, e per questo motivo non di rado si lasciava osservare da turisti e appassionati. Nel 2013 l’avevano addirittura vista inseguire un giovane grizzly, che aveva incautamente tentato di sottrarle una preda da poco abbattuta.

Protetti all’interno del perimetro del parco, a partire dal 2011 i lupi sono considerati specie cacciabile per lo stato del Montana (uno dei tre in cui ricade il territorio di Yellowstone), così per Spitfire è stato fatale effettuare qualche passo al di là di quel confine per lei incomprensibile, ammazzata nel pieno rispetto delle leggi. Non si tratta di un fatto eccezionale, infatti è cosa nota che i cacciatori delle comunità limitrofe siano soliti appostarsi a ridosso del parco, presso le aree frequentate dai branchi, per attendere i lupi al varco: la stessa sorte era toccata nel 2012 anche alla madre di Spitfire, 832F, la cui appassionante storia è raccontata nel libro American Wolf: A True Story of Survival and Obsession in the West di Nate Blakeslee.

E oggi, a distanza di un anno? Il branco di Lamar Canyon è guidato dal maschio Dot, 4 anni d’età e il mantello nero con una piccola macchia bianca sul petto. Sono neri anche gli altri membri: una lupa nata nel 2018 e i quattro giovani che hanno visto la luce nell’ultima stagione riproduttiva. E nero è naturalmente il manto della loro mamma, Little T, la nuova femmina alfa di Lamar Canyon, figlia di Spitfire e nipote di 832F.

Anche se adulta, rivolgiamo soprattutto a lei il nostro “In bocca al lupo”, augurandole di regnare a lungo sui territori della Lamar Valley, lontana dai fucili di chi osserva la vita selvaggia attraverso un’ottica da puntamento.