Radioattività nucleare: biocarburanti per bonificare terreni contaminati?

Il più grave problema dell’energia nucleare è lo stoccaggio delle scorie radioattive, insieme agli effetti devastanti degli incidenti che possono capitare nei reattori. La Bielorussia sta studiando la possibilità di usare le colture destinate ai biocarburanti per ripulire i terreni dalla radioattività.

A più di vent’anni di distanza è ancora forte la eco del terribile incidente di Chernobyl. La Bielorussia è stato il paese baltico maggiormente colpito dagli effetti terrificanti della radioattività che il reattore ucraino sversò nell’ambiente nel 1986. Tutt’ora si fanno sentire gli effetti dell’aumento della radioattività nell’aria e nei territori. Il moltiplicarsi nel corso degli anni di patologie oncologiche, insieme alle terribili malformazioni fetali, è un chiaro segno degli effetti a lunghissimo termine provocati dagli elementi radioattivi.
 
In questo periodo, come riportato da Gas2.org, la Bielorussia sta prendendo in seria considerazione la possibilità di mettere in pratica un progetto avviato dalla società irlandese Greenfield Project Management. Gli isotopi radioattivi di Cesio e Stronzio, pesantemente presenti nei terreni bielorussi colpiti dal fallout radioattivo del 1986, potrebbero essere “catturati” dalle coltivazioni estensive di barbabietola destinate alla produzione dei biocarburanti in tempi molto brevi (alcuni decenni) rispetto alle centinaia di anni richiesti dai tempi di dimezzamento naturale degli elementi radioattivi. Il progetto potrebbe anche essere interessante. Tuttavia bisogna capire se questi biocarburanti, una volta utilizzati nei motori, potrebbero liberare nell’atmosfera (o meno) un mix di ceneri radioattive. Tale prospettiva sarebbe molto pericolosa, quasi quanto il problema dello stoccaggio in sicurezza delle scorie radioattive.