Pesce con mercurio: ultimo di una lunga serie di allarmi

Pesce mercurioIl problema dei numerosi lotti di pesce con eccesso di mercurio, o metilmercurio, sequestrati oramai con cadenza settimanale, è annoso. Solo dall’inizio di quest’anno il Sistema rapido di allerta europeo per alimenti, il RASFF, ha segnalato 60 casi di prodotti distribuiti in Italia.

Della presenza di mercurio nei pesci e negli altri prodotti ittici, si parla fin dagli anni Cinquanta e ad oggi l’unico dato di fatto è che l’assorbimento costante e continuo di questo metallo pesante, può causare seri problemi di salute, come alterazioni della funzionalità renale, della memoria e anche problemi motori e della coordinazione.
Pesce con mercurio: allarmi su allarmi
Il pesce congelato contaminato arriva per il 70-80 % dalla Spagna: le importazioni in Italia, soprattutto di pesce spada e smeriglio, durano da svariati mesi e la situazione risulta abbastanza grave. Negli ultimo anno, infatti, sono state inviate a Bruxelles, numerosissime notifiche solo ed esclusivamente per la Spagna, di cui 48 provenienti dal Ministero della salute italiano, 8 delle quali solo nella prima settimana di ottobre. L’elenco italiano comprende 3 segnalazioni di allarme, 2 notifiche di respingimenti alle frontiere e 3 informative. Tra esse ci sono poi anche segnalazioni di allerta che riguardano lo stesso grossista, Finpesca, che ha rifornito diverse catene di supermercati tra cui il Famila ed Emisfero del gruppo Unicomm.
Non si tratta di una novità, visto che nel rapporto sul sistema di allerta europeo, pubblicato pochi mesi fa, le segnalazioni di pesce con mercurio figurano al secondo posto.
Nel maggio di quest’anno, su Ansa son state pubblicate alcune anticipazioni in merito a due inchieste condotte da Altroconsumo, che hanno confermato la tossicità di questi alimenti. A quanto pare, “su 46 tranci di pesce esaminati, dal pesce spada al tonno, otto sono risultati fuori legge, a causa di un contenuto di mercurio superiore a 1 mg/kg; ben dodici sono risultati a norma, ma con una quantità di mercurio tale da renderli sconsigliabili a donne incinte e bambini”.
Gli effetti sull’uomo includono, come abbiamo spiegato prima, danni al sistema nervoso centrale, al cuore e al sistema immunitario. Purtroppo, però, anche il cervello in via di sviluppo dei feti e dei bambini è particolarmente vulnerabile e quindi a rischio.
Per questo, la rivista Consumer Reports ha sottolineato la necessità di evitare in gravidanza non solo il tonno, ma anche pesce spada e lo sgombro, opponendosi in questo modo al parere della FDA (Food and Drug Administration), che invece considera questi alimenti sicuri per tutti, donne incinte e bambini compresi.
Purtroppo la contaminazione da mercurio è più estesa di quanto previsto: l’analisi di quattro campioni, derivanti da ciascuno dei grandi oceani, ha rivelato che è l’intero pianeta ad essere condannato dall’inquinamento marino. Nel 2009, il Gruppo di Lavoro Internazionale Zero Mercury chiese alle Nazioni Unite e ai Governi mondiali, una risposta significativa in merito a quella che è stata definita come una emergenza sanitaria globale
“La contaminazione di pesci e mammiferi è una preoccupazione globale per la salute pubblica – ha dichiarato Michale Bender, co-autore del report e membro del Zero Mercury Workin Group -. Il nostro studio su pesci prelevati da diverse località del mondo ha mostrato che livelli di esposizione al metilmercurio accettati sono stati superati, spesso ampiamente, in ogni Paese e area interessati dall’indagine”.
Viene però anche da chiedersi: che cosa fa il Ministero della Salute per bloccare il commercio di questi lotti di pesce contaminato? Eppure circa 50 segnalazioni e 60 sequestri non sono affatto pochi!
Non si tratta di leggeri sconfinamenti dai limiti stabiliti ma di quantità elevate: se la norma prevede un limite massimo di 0,5 mg/kg che raddoppia per i pesci di grossa taglia, nei lotti sequestrati sono state riscontrate quantità fino a 4-5 mg/kg.
Per la maggior parte delle partite viene disposto il ritiro immediato dal commercio e la successiva distruzione, ma si tratta di provvedimenti che molte volte risultano inutili perché, quando arrivano il pesce è già stato venduto.