Inquinamento: mafia e camorra lo incrementano

Inquinamento ambientale
Tra i vari problemi che le organizzazioni criminali provocano, ci si mette pure l’aumento dell’inquinamento ambientale. E’ l’allarme lanciato da Legambiente e che l’associazione evidenzia nel report “Mare Nostrum 2010“. Il Mediterraneo italiano è assolutamente influenzato in questo aspetto, e dove c’è criminalità c’è disagio ambientale. Illegalità, abusivismo, bonifiche irregolari…le cause d’inquinamento sono molteplici. E girano tutti intorno alle organizzazioni criminali che incentivano questi fenomeni negativi per l’ambiente. Ecco le regioni italiane in cui questi episodi si verificano con maggiore frequenza.

Il Sud Italia è re in queste pratiche malavitose: le regioni dove lo stampo mafioso è più accentuato, i reati ambientali che coinvolgono il mare sono al 59%. In lieve aumento rispetto a due anni fa, quando il valore girava attorno al 55,5%. Capostipite di questo brutto fenomeno è la regione Campania con 1.514 infrazioni segnalate. Seconda la Puglia con 1.338 reati, terza la Sicilia a 1.267 seguita poi dalla Calabria (1.160). La regione Lazio è sesta in questa classifica negativa, a discreta distanza con 636 infrazioni. Ma il Nord Italia non è completamente esente da queste pratiche disoneste: ad esempio a Venezia si scopre che il 15% degli abitanti non ha degli scarichi fognari a regola. Lasciamo immaginare le conseguenze.
 
Legambiente avverte con una nota la seguente: “Il Mediterraneo è un mare piccolo e chiuso, dove una marea nera comporterebbe danni incalcolabili la macchia che ha invaso il golfo del Messico alle nostre latitudini coprirebbe l’Adriatico da Trieste al Gargano“. In questi mesi sono state attivate delle ricerche nel mare per individuare le incidenze del petrolio, particolarmente concentrate nell’Adriatico, nello Ionio e nella Sicilia Sud-Est.
 
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