Caccia alla volpe: a Londra reintrodotta la muta di cani [FOTO]

[galleria id=”1607″]Si torna a discutere della caccia alla volpe, perché a Londra è stata reintrodotta la muta di cani. Negli ultimi anni era cambiato qualcosa, anche se la pratica non era mai stata vietata. Una modifica alla legge che regolava questo tipo di caccia era stata apportata dal governo di Tony Blair. In realtà non fu mai vietata questa attività, ma è stato impedito dieci anni fa che i cani, dopo aver stanato la volpe, potessero sbranarla. La legge stabilisce che solo due cani possono stanare la volpe, la quale deve essere uccisa dai cavalieri.

Una legge, quella di Blair, che sicuramente non va a vantaggio delle volpi e che ha continuato a suscitare diverse polemiche nel corso degli anni, per la presenza di una pratica molto crudele. Nel corso di questi 10 anni non c’è mai stata una denuncia per la violazione della legge, anche se in molti casi è difficile impedire ai cani di sbranare le volpi. Tutto, quindi, è andato avanti più o meno come sempre e la caccia alla volpe non è mai stata considerata come una pratica da evitare. Bisogna anche considerare che la legge attuale non considera un reato il fatto che i cani possano sbranare la volpe contro la volontà dei cavalieri. E’, tra l’altro, molto difficile per le forze dell’ordine vigilare sul rispetto del provvedimento, dal momento che non sempre hanno l’opportunità di andare in giro per le foreste durante lo svolgimento di questa pratica.
Adesso arriva una novità, dal punto di vista legislativo, che finirà molto probabilmente, nei fatti, per ripristinare la caccia alla volpe di un tempo. La modifica che Cameron sta per portare in Parlamento non riguarda, nello specifico, l’abolizione della legge di Blair, ma consentirà di effettuare la caccia alla volpe con una muta composta anche da 40 cani, invece che da 2. Risulta evidente che sarà come ripristinare la caccia alla volpe come in precedenza, visto che sarebbe difficile trattenere 40 cani, una volta stanato l’animale. E le associazioni animaliste promettono battaglia.
Anche in Italia, poco tempo fa, si parlava di questa tematica, in riferimento a Siena. La Provincia di Siena ha deciso di rinviare la caccia alla volpe, predisponendo una moratoria, sospendendo a data da destinarsi la delibera che è stata ampiamente contestata. Non si è avuto un ritiro del provvedimento, per evitare un indebolimento giuridico dell’amministrazione. In ogni caso il risultato è soddisfacente, perché si è detto comunque stop al massacro. Si può confermare la vittoria di chi si è battuto contro un atto sanguinario ce rischiava di incidere in maniera forte sugli equilibri della natura e che ha scandalizzato per la mancanza di sensibilità.
Mauro Romanelli (Sel), il consigliere regionale che ha presentato un’interrogazione sulla questione, ha rivolto i propri ringraziamenti a chi s’è attivato. Secondo il suo parere tutto ciò ha dimostrato che protestare serve a qualcosa e che i cittadini hanno sia il diritto che il dovere di far valere le ragioni che stanno loro a cuore. Il fermo della triste attività è stato reso possibile grazie al passaparola, che si è innescato anche a livello mediatico, toccando nel profondo le persone più sensibili.
La caccia alla volpe è un fenomeno balzato negli ultimi giorni all’attenzione dell’opinione pubblica, grazie alla denuncia delle associazioni animaliste, e ha provocato molte polemiche. Si tratta di una pratica che riceve un’autorizzazione specifica che sarebbe dovuta partire dal primo aprile 2013, per essere messa in atto all’interno degli istituti faunistici della provincia di Siena. Si tratterebbe teoricamente di un’attività di controllo, ma in realtà tutto si traduce in una vera e propria strage di animali indifesi. Fucili e cani: questi gli strumenti utilizzati, per perpetrare un massacro orribile. Lav, Oipa, Fiadaa, Enpa, Lega del cane e Leidaa si stanno battendo per fermare un disastro annunciato. E non occorre essere animalisti convinti per inorridirsi di fronte a uno spettacolo assurdo.
Una barbarie, insomma, di cui a fare le spese sono in particolare i cuccioli. Gli esemplari adulti, infatti, percependo il pericolo, riescono a scappare via e nelle tane lasciano i loro piccoli, troppo deboli per fuggire e alla fine sono proprio questi che vengono sbranati dai cani. Ecco perché si può parlare di vero e proprio maltrattamento e non si è affatto lontano dagli esperimenti scientifici che prevedono i test dei prodotti cosmetici sugli animali.
Come può la crudeltà umana arrivare a tanto? Lo sterminio barbaro di queste bestioline non è suffragato da nessuna giustificazione scientifica. Secondo molte associazioni ambientaliste sarebbero invece i cacciatori a volerle eliminare. Perché? Le volpi si cibano di lepri e fagiani, prede venatorie ambite.
Secondo ciò che ha dichiarato Anna Maria Betti, assessore alla caccia della Provincia di Siena, le cose starebbero in un altro modo. Tutta la situazione sarebbe monitorata da uno specifico protocollo dell’Ispra, l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale. In base a questi piani di controllo delle specie quest’anno ci sarebbero 500 volpi da abbattere, che sono pari a circa 200 in più rispetto all’anno scorso. L’assessore ha continuato affermando che la volpe, essendo un predatore, danneggia la fauna e proprio per questo si deve perseguire una logica di biodiversità, assicurando gli equilibri naturali. C’è da chiedersi invece se lo sterminio possa servire veramente al raggiungimento di questo obiettivo.
Secondo le organizzazioni animaliste non è così. L’Enpa ha detto chiaramente che la “colpa” delle volpi è quella di essere un “competitor” delle doppiette. Sulla stessa lunghezza d’onda Andrea Cucini, responsabile della Lac di Siena. Anche il partito EcoAnimalista ha lanciato una petizione contro la caccia alla volpe in provincia di Siena. Il WWF aveva chiesto che venisse annullata la carneficina e vorrebbe che il nuovo piano faunistico-venatorio, che si trova attualmente in fase di approvazione, venisse modificato proprio su questo argomento. In base a ciò che hanno detto i responsabili del WWF, il riequilibrio degli ecosistemi naturali è soltanto uno strumento usato indirettamente per favorire l’espandersi di popolazioni animali per l’interesse venatorio. Più decisa è stata la Lav, che promuove un’attività di mailbombing e che ha richiesto anche il sequestro preventivo degli animali, per impedire una pratica ritenuta fuori legge. Secondo la normativa, infatti, ci sono metodi previsti, che si discostano da quelli usati, i quali a volte puntano anche a far morire i cuccioli di inedia. La Lega Antivivisezione aveva promesso di denunciare i colpevoli della strage.
E’ stata anche predisposta una lettera, dal titolo “Fermate la caccia alla volpe in tana: è crudele e sbagliata”. Fautore di questa iniziativa è stata la trasmissione che va in onda su Controradio in Toscana. Molti personaggi famosi hanno deciso di aderire. Hanno firmato, fra gli altri, Margherita Hack, Susanna Tamaro, Paola Maugeri, l’eurodeputato Andrea Zanoni, lo chef Simone Salvini. Il discorso è incentrato su motivazioni etiche e civili, ma anche su informazioni tecniche, ricavate dalla consulenza fornita dagli esperti. Viene specificato che l’Ispra aveva raccomandato di provvedere all’utilizzo di metodi non cruenti e che le operazioni si dovessero svolgere da agosto a gennaio, per non nuocere ai cuccioli e alle madri. Il periodo è completamente errato, perché ci troviamo nel momento in cui i cuccioli sono allattati.
La volpe conduce una dieta molto flessibile e dà un contributo molto utile nel mantenere gli equilibri di invertebrati, topi, uccelli, anfibi e rettili. Riducendo il numero delle volpi, non si fa altro che sbilanciare la presenza di altre specie. Tra l’altro questi animali non costituiscono una popolazione invasiva nel territorio.
Guarda anche:
Caccia al coyote: una crudeltà insensata [VIDEO]
La caccia e la pesca: limiti e impatto sull’ambiente